INVADIAMO LA REGIONE DI ONESTÀ, CAPACITÀ,TRASPARENZA, LEGALITÀ.



mercoledì 30 gennaio 2013

REGIONALI, ESCLUSA LISTA RADICALI. FAREMO RICORSO

Sin’ora siamo stati in rispettoso silenzio in attesa della decisione, ma questa è davvero ridicola.

E’ lo specchio del modo di pensare di una magistratura da riformare. Questi irresponsabili funzionari pubblici anziché far votare i cittadini del Lazio, anziché favorire la partecipazione democratica si trincerano in bizantinismi che non hanno alcun appiglio normativo.  

Esclusi per troppe donne hanno detto, bene abbiamo regolarizzato. Potevano mandarci a votare secondo quanto loro stessi hanno detto e invece no.

Tardiva la rinuncia scrivono, priva di effetti giuridici per meno di 24 ore e, in assenza di norme sul punto, lo giustificano con un ‘ne verrebbe meno la certezza del procedimento elettorale’. 

Ma di cosa parlano? Da rabbrividire, l’unica certezza che viene meno, come accade ogni giorno in milioni di casi, è quella del diritto.

L’ufficio elettorale di Roma, due anni fa regalò tre consiglieri alla Polverini che poi dopo un mese il Tar fece decadere, ma che grazie a quel regalo oggi passano a riscuotere vitalizi pagati con le nostre tasse. Mica glieli pagano loro! 

Faremo ricorso, saremo alle elezioni e con la Lista Amnistia Giustizia Libertà, presente a livello nazionale e regionale, riformeremo questa giustizia italiana e riformeremo pure il Lazio. Con tutte le donne Italiane!

mercoledì 23 gennaio 2013

INTERVISTA AD AFFARITALIANI.IT

Di seguito il testo dell’intervista rilasciata al quotidiano Affaritaliani.it
di Fabio Carosi

Da partito di lotta e forse di governo, alla pura lotta contro i consueti obiettivi: malcostume, sprechi, costi della politica e partitocrazia.  

Respinti dal candidato Zingaretti e saltato l’accordo con Storace, i Radicali del Lazio hanno deciso di andare da soli, per sfidare quel “mostro del partitismo contro il quale Pannella tuonò la prima volta nel 1955”.

Parola di Giuseppe Rossodivita, consigliere uscente dell’era Polverini&Co e da sabato prossimo sarà ufficialmente candidato governatore con la lista Amnistia Giustizia e Libertà. Rossodivita, dopo il tormentone dell’alleanza tecnica fallita con La Destra per la rivolta della base, sceglie Affaritaliani.it per annunciare i temi della campagna elettorale. “I moduli base” del progetto radicale non mutano dal solco storico e dal claim della lista, ciò che invece è cambiato è l’approccio con gli ex amici del Pd regionale e che si trasforma in un atto d’accusa pesantissimo. Basta leggere per capire  che il No di Zingaretti non è andato proprio giù.

Allora Rossodivita, da dove partiamo? Come percorso le va bene Zingaretti, Storace, rivolta dei Radicali contro l’accordo?

“Preferirei dalla coda. Il caos è accaduto perché i Radicali non hanno capito l’accordo. Un’iniziativa meramente politica partita da Storace che ci ha detto: venite con me a fare i controllori in Regione così come lo avete fatto con la Polverini. Tutto qua, nulla di più. Lavorare insieme su questo tema non vuol dire che Storace si accende una canna e che noi rinunciamo ai temi nostri, diventando affini. Il nostro dialogo con La destra significa che si può parlare anche stando agli antipodi”.

E su questo ci siamo. Ora tocca a Zingaretti…
 
“I temi sono tutti legati, perché il caos nasce proprio da cinque anni di vicinanza al Pd che forse hanno fatto perdere la bussola a qualcuno. Noi alla Regione abbiamo denunciato le malefatte di tutti, Pd compreso che nella vicenda dei fondi ai Gruppi consiliari c’era dentro con le mani nella marmellata, tant’è che hanno deciso di eliminarci perché noi glielo ricordavamo mentre gli uscenti li hanno spediti alla Camera o al Senato”.

Dunque c’e l’ha con “Nicola il buono”?
 
“Sì perché coloro che hanno corpo alla trasparenza sono stati allontanati. E poi…”.

E poi?
 
“E poi perché oltre i manifesti sono i comportamenti che contano. Zingaretti ha una bella immagine ma sa poco o nulla dell’amministrazione e lo ha dimostrato proprio parlando dei fondi per la politica dicendo “meno fondi ai consiglieri e regole per i gruppi”. Sono balle, i soldi lil hanno avuti i gruppi che poi li hanno girati, quindi delle due l’una: o non ha capito nulla e quindi non studia, oppure è mal consigliato e quindi sta prendendo in giro gli elettori”.

Pesante come accusa…
 
“Per non parlare poi dei soldi per la campagna. Noi ci prepariamo a chiedere il voto senza un euro. Molta rete e richieste di donazioni. Non abbiamo gli 8 milioni di euro che il partito ha messo a disposizione, né i 250 mila euro donati dal signor Romeo in passato. I Radicali non dovranno restituire nulla a nessuno, questo voi giornalisti dovete scriverlo – se potete – perché tanto si è visto come giornali radio e tv prendevano i soldi dalla Regione”.

Avvocato, è scritto. Pensa che i social e le donazioni possano bastare per convincere gli elettori?
 
“Aiuta, il resto lo faranno due mosse a sorpresa”.

Quali?
 
“Top secret, ma faranno parlare di noi anche voi giornalisti che avete smesso di essere i guardiani del potere e ormai siete omologhi”.

A leggere le sue dichiarazioni emerge una linea molto vicina al Movimento 5 Stelle. Non le sembra?
 
“Sono loro che ci copiano. Partitocrazia, potere e altri slogan di Grillo sono made in Radicali”.

“Vi parlate?
 
“No e per scelta loro. Se parlano con un partito, significa che accettano il modello”.

Chi vince le Regionali?
 
“Noi”.

Chi perde?
 
“La partitocrazia”.

Un messaggio politico?
 
“Cari partiti siete bolliti. Tutti”.

lunedì 21 gennaio 2013

Regionali Lazio - Salta l'accordo tra Radicali e Storace - Intervista con Marco Pannella

Saltato l'accordo radicali-Storace per la Regione Lazio: "L'intesa non si farà per motivi tecnici", ha spiegato Marco Pannella in un'intervista a Radio Radicale.

"Non sono riusciti a portarci prima delle 16.45 di oggi il loro simbolo", ha spiegato Pannella, secondo il quale i radicali avevano posto come condizione la possibilità di disporre del simbolo di Storace. "Storace si è scusato perchè non è riuscito ad attuare, non so perchè, quanto necessario al compiersi dell'accordo - ha detto Pannella -. Lui è stato sempre corretto. Ci ha anche proposto di mettere uno dei due consiglieri radicali uscenti in lista, ma entrambi hanno detto di no".

"Noi abbiamo continuato ad onorare la proposta di Storace", ha aggiunto Pannella. "Ma riteniamo scandaloso che non si sia parlato del fatto vero, della vera notizia, che non è questa come non era l'accoglienza che Storace di aveva offerto. La notizia vera - ha spiegato - è che il Pd ha invece messo il veto alla presenza dei radicali nelle istituzioni, di quei due radicali che hanno scoperchiato il caso Regione Lazio. Il candidato del Pd, che avremmo voluto sostenere, e tutto il Pd, ci hanno trattato come il Pci trattava i trotkisti di m...", ha concluso Pannella.

giovedì 17 gennaio 2013

Intervista a Teleuniverso

Oggi, giovedì 17 gennaio dalle ore 21.15, a Teleuniverso, Giuseppe Rossodivita, candidato a Presidente della Regione Lazio nella Lista Amnistia, Giustizia e Libertà, parteciperà alla trasmissione di approfondimento giornalistico condotta da Silvia Autuori, visibile su canale 16 e 198 del digitale terrestre, in streaming sul sito http://www.teleuniverso.it/ in replica giovedi dalle 22.15 su canale 661 del digitale terrestre e venerdì mattina alle 9.00).

mercoledì 16 gennaio 2013

Elezioni: il “risiko” laziale

ALLE 21.00 A METROPOLIS SU ROMAUNO
A quaranta giorni dall'appuntamento con le urne, il quadro politico comincia a delinearsi in modo più chiaro. Tra nove giorni tutte le tessere del mosaico dovranno essere al loro posto con la consegna ufficiale delle liste e dei candidati. Un gioco a incastro complicato dalla sentenza del Tar che ha depennato di venti consiglieri la composizione del prossimo consiglio regionale. Tra sondaggi, previsioni, attese, promesse di rimonta e dimostrazioni di forza la campagna elettorale è già in piena corsa.
Ne discutono in studio Luciano Ciocchetti, vicepresidente uscente Regione Lazio e candidato alla Camera per l'Udc, Giuseppe Rossodivita, candidato a Presidente Regione Lazio Amnistia, Giustizia e Libertà, Carlo Taormina, candidato Presidente Regione Lazio Lega Italia, Maurizio Perazzolo, coordinatore Regione Lazio Movimento Italiano in Rivoluzione, Luca Romagnoli, candidato Presidente Regione Lazio Fiamma Tricolore, Gianguido Saletnich, candidato Presidente Regione Lazio Forza Nuova.
L’appuntamento è con Metropolis, la trasmissione di approfondimento giornalistico condotta da Valentina Renzopaoli, tutti i mercoledì alle 21 su Roma Uno, visibile su canale 11 del digitale terrestre, su satellite sulla freq. 518, in streaming sul sito www.romauno.tv e su Iphone e Ipad (in replica giovedi alle 15.00, sabato alle 22.30, domenica alle 19). Roma Uno secondo i dati Auditel è la prima televisione del Lazio per ascolti.

CONTINUA PER I RADICALI L’EMERGENZA FIRME PER LISTA AMNISTIA GIUSTIZIA LIBERTA’ ANCHE NELLA REGIONE LAZIO. FACCIAMO UN APPELLO AI MEDIA DEL LAZIO AFFINCHE’ DIANO NOTIZIA DEI PUNTI DI RACCOLTA.


Continua per i Radicali la situazione di emergenza firme per il deposito delle liste dei candidati per la Camera e il Senato, Circoscrizioni Lazio 1 e Lazio 2, e per le liste di candidati per la Regione Lazio della Lista Amnistia Giustizia Libertà. 

Le maggiori difficoltà i Radicali le hanno per la Lista di candidati alla Regione Lazio della Provincia di Latina (almeno 900 firme) dove in queste ore è praticamente impossibile trovare autenticatori. In alcuni Comuni sono stati depositati i moduli presso le Segreterie Comunali di Minturno, Gaeta, Formia e da domani mattina anche a Latina.

Le condizioni meteo avverse rendono ancora più difficile l’impegno di molti militanti Radicali nel territorio della Regione. A differenza degli altri partiti e liste, i Radicali non dispongono di eletti nei consigli comunali e provinciali e ciò rende quasi impossibile trovare amministratori disponibili ad autenticare le firme.

La raccolta firme in tutta Italia, almeno 30.000 firme, si potrà fare per le liste di candidati alla Camera e al Senato entro e non oltre questo week-end, per le regionali Lazio entro e non oltre i primi giorni della prossima settimana.

Rivolgiamo un ulteriore appello ai media locali del Lazio affinché vengano date  le informazioni sui punti di raccolta firme. Al seguente link si possono trovare tutte le informazioni utili per il Lazio suddivise per città e provincie.

I moduli da firmare anche per le Regionali del Lazio, sono stati depositati nei Comuni di Frosinone, Ceccano, Formia, Gaeta e Latina. 
 
LISTE AMNISTIA GIUSTIZIA LIBERTÀ. Liste di scopo, di unità democratica riformatrice, promosse dai Radicali, fra quanti in Italia, e non solo, lottano dando priorità assoluta all’obiettivo dell’uscita immediata, dopo decenni, del nostro paese dalla sua flagranza criminale contro i Diritti Umani e contro lo Stato di Diritto.
Ufficio Stampa:
Telefoni sede centrale: 06-68979250  /  06-68979221

LO SCANDALO LAZIO E I NOMI INOPPORTUNI IN LISTA

Riporto qui di seguito un articolo di Sergio Rizzo pubblicato dal Corriere della Sera del 15/01/2013.

Siamo sicuri che l’esistenza di Giuseppe Rossodivita non cambierà in peggio. Il suo mestiere è quello di avvocato, ed era impegnato in politica con i Radicali ben prima di finire nel Consiglio regionale del Lazio. Come sanno bene i molti che lo ricordano da tempo impegnato nella battaglia per restituire decenza alle carceri.  
Ma la notizia che né lui, né l’altro consigliere del suo partito Rocco Berardo sono nelle liste che sosterranno il candidato di centrosinistra Nicola Zingaretti suona effettivamente come una beffa

Senza l’iniziativa dei due radicali, che la scorsa estate hanno rivelato con la pubblicazione sul loro sito le dimensioni abnormi dei finanziamenti di gruppi consiliari della Regione Lazio, lo scandalo che ha poi travolto Franco Fiorito e Vincenzo Maruccio difficilmente sarebbe esploso con tanto fragore. Di più. Sarebbe continuato anche lo stesso andazzo in tutte le Regioni italiane, senza controlli della Corte dei conti e senza l’obbligo di dare trasparenza ai bilanci dei gruppi politici.

Beffa doppia, considerando che una bella fetta di quel consiglio regionale ha trovato posto sulle scialuppe di salvataggio predisposte dai partiti. 

Se la governatrice Renata Polverini resta fiduciosa circa la prospettiva di una candidatura in Parlamento nel centrodestra e il consigliere Francesco Storace ha pescato il jolly della candidatura a governatore, ben sei dei quattordici componenti del gruppo consiliare del partito democratico che ha partecipato con gli altri alla spartizione dei fondi sono già stati imbarcati con destinazione Montecitorio o palazzo Madama.

A cominciare da Bruno Astorre, l’ex presidente del Consiglio regionale che faceva parte dell’ufficio di presidenza nel quale si deliberavano gli stanziamenti sui quali è in corso una inchiesta della Corte dei conti. Mentre va ricordato che l’intero ufficio è sotto indagine da parte della magistratura per una proroga, ritenuta illegittima, dell’incarico dell’ex segretario generale. Astorre sarà candidato al Senato. Insieme ad altri quattro consiglieri democratici: Carlo Lucherini, Claudio Moscardelli, Daniela Valentini e Francesco Scalia. Non Marco Di Stefano, per il quale si è aperta invece la strada di Montecitorio. Un altro dei consiglieri del Pd più in vista, Claudio Mancini, ex assessore, è rimasto invece appiedato. Si consolerà con l’elezione della moglie Fabrizia Giuliani in Lombardia.

E il capogruppo Esterino Montino, il quale giustificò ad Alessandro Capponi una fattura di 4.500 euro spesi in una famosa enoteca, dicendo che si trattava dei doni natalizi per i bimbi delle famiglie disagiate? Escluso dalle liste per il consiglio regionale, dove fece la sua prima apparizione nel 1975, e dal Parlamento (anche lì era già stato), proverà il brivido di fare il sindaco.Il Pd lo candida a Fiumicino. Mentre sua moglie Monica Cirinnà andrà con ogni probabilità a Montecitorio.

Non ignoriamo i meccanismi della nostra politica. E chiaro che se Zingaretti avesse fatto posto ai radicali che hanno dato fuoco alle polveri, avrebbe dovuto fare qual- che concessione anche agli esclusi del suo partito. Né, pur volendo, avrebbe potuto impedire che si aprissero per loro, come si sono aperti, tutti quei paracadute. Ma resta il dubbio, anche a causa di questa vicenda, sulla portata del rinnovamento in casa democratica: dove anche le primarie (il sistema che ha consentito per esempio ad Astorre di rientrare in gioco al Senato) hanno fatto vittime illustri.

Un nome per tutti, quello di Salvatore Vassallo, che si era battuto perché andasse in porto la legge che dopo 65 anni avrebbe definito finalmente la forma giuridica dei partiti. Battaglia ovviamente persa. E vittime si sono contate anche fra coloro che grazie alle tanto criticate deroghe per quanti hanno fatto più di tre legislature complete per 15 anni di mandato, avrebbero dovuto essere «recuperati». Regola che ha determinato situazioni curiose. Per esempio quella di Mauro Agostini, cui Walter Veltroni aveva affidato i cordoni della borsa del Pd ed era stato il primo a far cadere il tabù dei controlli «esterni» sui bilanci dei partiti. 

Quando era tesoriere affidò la verifica dei conti del Pd a una società di certificazione: adesso quello è per tutti un sacrosanto obbligo di legge. Avendo già fatto quattro legislature, per 17 anni di mandato, doveva essere teoricamente escluso. Ma aveva ottenuto una deroga, che però non gli è servita perché è rimasto fuori dalle liste. Non ha fatto le primarie e nessuno l’ha chiamato. Contrariamente al suo predecessore Ugo Sposetti, che ha alle spalle lo stesso numero di legislature ma con 14 anni di mandato anziché 17.

Intervista al Messaggero

Di seguito riporto l’intervista rilasciata al Messaggero sull’esclusione dei Radicali dalla coalizione del Pd nel Lazio.

Giuseppe Rossodivita, consigliere regionale radicale, perché Zingaretti dovrebbe accettare la vostra candidatura visto che Pd, Sel e socialisti hanno proposto tutti nomi nuovi?

Avrebbe dovuto fare una distinzione tra coloro che hanno denunciato il sistema e quelli che ne facevano parte. Non possiamo essere accomunati al Pd.

Quale sarebbe la differenza?

Intanto c’è da dire che i loro consiglieri regionali sono stati quasi tutti ricollocati, molti anche in Parlamento. Invece escludono noi, quelli che hanno fatto emergere lo scandalo dei fondi ai gruppi della Pisana, vorrei dire a Zingaretti che la sua stessa candidatura deriva da quella valanga che abbiamo provocato noi. Ci aspettavamo di essere valorizzati, non esclusi.

Voi i fondi li avete usati sempre in modo trasparente?

Sì, ci accusano in malafede per aver organizzato a Tirana una sessione sul rispetto dei diritti umani in ambito regionale.

Il Pd ha rinnovato i suoi consiglieri, non le sembra un dato positivo?

Gli è stato imposto dalla base, i militanti continuavano a dire ai loro dirigenti: “Quello che hanno fatto i radicali avremmo dovuto farlo noi”. Una cosa è fare l’opposizione, un’altra è essere socio di minoranza, come facevano loro.

Esclude un riavvicinamento con Zingaretti?

Non si è trattato di un episodio, se domani mattina tornasse sui suoi passi sarebbe una bella cosa, ma deve tener conto della macchina burocratica del Pd.

Qualcuno vi fa la corte? 

Trovo strano che Zingaretti non ci voglia, quando invece Storace ci ha chiesto di andare con lui, pur di farci avere una rappresentanza alla Pisana.

E voi che fate?

lunedì 14 gennaio 2013

-REGIONALI, ROSSODIVITA CANDIDATO PRESIDENTE RADICALI

Sarà il consigliere regionale Giuseppe Rossodivita il candidato presidente dei Radicali alle regionali nel Lazio. Rossodivita guiderà la lista "Amnistia giustizia libertà".


REGIONALI, ROSSODIVITA: ZINGARETTI CATTIVO MAESTRO: INSEGNA ALLE GIOVANI GENERAZIONI A NASCONDERE E VIETARE CHI, DANDO CORPO ALLA TRASPARENZA, DENUNCIA IL MALAFFARE.

Dichiarazione dell'avv. Giuseppe Rossodivita, Capogruppo dei Radicali al Consiglio Regionale del Lazio e Candidato Presidente della Lista “Amnistia Giustizia Libertà”.

Il senso del ridicolo avrebbe dovuto impedire al sig. Massimiliano Smeriglio di accostare il veto posto da lui e da Nicola Zingaretti, alla candidatura mia e di Rocco Berardo, alla declinata esigenza di rinnovamento.

Per uno che occupa poltrone istituzionali da un decennio, prima come Presidente di Municipio, poi come Deputato e ancora come Assessore alla Provincia di Roma, senza che la memoria politica del Paese ne conservi vividi ricordi, sarebbe stato più prudente.
Per la prima volta due anni e mezzo fa io e Rocco Berardo, poco più di 75 anni in due, siamo entrati nelle istituzioni. 

Riteniamo di aver innovato molto di più noi in due anni e mezzo, rendendo pubblici e trasparenti i finanziamenti dei gruppi regionali del Lazio, di quanto Smeriglio e Zingaretti abbiano fatto in tutte le loro lunghe carriere dentro le istituzioni.

La Regione Lazio funzionava da sempre così come l’abbiamo trovata noi. L’aver dato corpo alla trasparenza, come il PD – da sempre in regione – non aveva mai fatto, ha determinato la valanga che ha poi portato la Guardia di Finanza in sette regioni e il Governo Monti ad intervenire con decreto.

Nel Lazio questa situazione ha fatto venir meno equilibri di potere partitocratico e clientelare interni alla burocrazia del PD.

Questa situazione ha imposto – per le veementi proteste della base del PD nei confronti del gruppo regionale – il totale rinnovamento di quel gruppo capeggiato da Esterino Montino che entrava per la prima volta in consiglio regionale quando io entravo per la prima volta in prima elementare. Esponenti degli altri partiti della coalizione di Zingaretti hanno profittato di questa “regola” per "regolare" conti interni ai loro partiti e perciò ne hanno accettato di buon grado l’estensione.

Zingaretti dica la verità, e dica che pur essendo oggi candidato Presidente grazie a quel che noi abbiamo contribuito a determinare come nessuno aveva fatto prima, è stato costretto dalla sua base ad azzerare il solo gruppo del PD, sistemato poi per metà alla Camera e Senato e per metà, ci scommettiamo, nelle aziende regionali e del parastato.
Zingaretti non si comporti da cattivo maestro e non insegni ai suoi figli che chi è trasparente e denuncia il malaffare deve essere vietato e nascosto, io continuerò ad insegnare ai miei figli a denunciare il malaffare, solo così ho la speranza che questo nostro paese possa essere realmente rinnovato. 

Spero di poterlo fare a partire da questa tornata elettorale con l’aiuto di tutti i cittadini liberi da clientele – pagate con il debito pubblico -  per poter liberare il Lazio con i Radicali della lista “Amnistia Giustizia Libertà”.

venerdì 11 gennaio 2013

REGIONALI, RADICALI: RINVIO RICORSO TAR BUONA NOTIZIA

Il Tar Lazio, con riferimento al ricorso avanzato dai Radicali avverso il decreto di convocazione delle elezioni regionali a 50 consiglieri, ha rinviato la decisione al giorno 15 gennaio, quando si terrà una camera di consiglio straordinaria. 

Il Tar ha chiesto alle parti di presentare note finalizzate a simulare gli esiti di una eventuale successiva revisione della sua pronuncia, in particolare sul listino, sia per il caso in cui la decisione del Tar dovesse essere positiva sia per il caso in cui dovesse essere negativa.

“Ci sembra una buona notizia” commenta il  Consigliere radicale Giuseppe Rossodivita .

mercoledì 9 gennaio 2013

INTERVISTA A CLANDESTINOWEB: IN MERITO ALLA SENTENZA DELLA CORTE UE, L’AMNISTIA E’ L’UNICO PROVVEDIMENTO POSSIBILE

Di seguito l’intervista rilasciata al quotidiano online Clandestinoweb che mi ha chiesto un commento sulla sentenza della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo.

La Corte Europea dei diritti dell’Uomo ha condannato, ancora una volta, l’Italia per la situazione in cui versano i detenuti e le carceri. Era già successo nel 2009, ma questa volta, a differenza della prima sentenza, Strasburgo intima allo Stato italiano di prendere provvedimenti entro un anno per risolvere alla radice il problema del sovraffollamento. Questa battaglia è da sempre quella dei Radicali e in particolare a seguire questo caso in prima persona è stato l’avvocato Giuseppe Rossodivita che abbiamo intervistato.

Avvocato lei ha parlato di soddisfazione e sofferenza per questa sentenza, perché?

C’è soddisfazione da un punto di vista politico e professionale per la sentenza che è arrivata dopo l’iniziativa assunta dal Comitato Radicale per la Giustizia Piero Calamandrei, perché quei sette detenuti erano assistiti da me e dalla collega Urciuoli. Una sentenza per la quale la corte ha adottato il procedimento della sentenza pilota ed ha certificato ufficialmente che la violazione dei diritti umani dipende da una mancata soluzione al problema strutturale del sovraffollamento delle carceri. Con questa sentenza, a differenza di quella del 2009 su Sulejmanovic, non solo si chiede il risarcimento del danno ai detenuti ma si invita entro un anno lo Stato italiano ad individuare la strada interna per porre rimedio a questo problema strutturale. Quindi il prossimo governo italiano non potrà esimersi dall’adottare provvedimenti che fanno parte della nostra lista di scopo “Amnistia, Giustizia e Libertà”. Peraltro in un preciso passaggio della sentenza viene stigmatizzato l’eccessivo ricorso alla custodia cautelare, un caso tutto italiano, dove abbiamo il 40% dei detenuti che sono in attesa di giudizio. Quindi la corte condanna il modo di procedere dei pm italiani e invita, ancora una volta, lo Stato a sollecitare la magistratura ad applicare soluzioni di tipo diverso, ampliando il ricorso a misure alternative e riducendo l’applicazione delle misure cautelari e della custodia in carcere.

Però c’è anche sofferenza…

La sofferenza è come cittadino italiano, non mi piace vivere in uno Stato che strutturalmente viola i diritti umani.

La corte ha dato all’Italia un anno di tempo, ce la farà il prossimo governo ad adeguarsi in tempo?

Il tempo, per i tempi della politica italiana, è poco anche perché si tratta di un problema che viene da lontano e per cui tutte le soluzioni che sono state messe sul piatto da parte di chi si è occupato della vicenda si sono rivelate insufficienti. E’ importante sottolineare che la Corte Europea ha anche accertato essere inadeguato quello che finora è stato posto in essere, ovvero il Piano Carceri, la cosiddetta Legge svuotacarceri, termine falso perché non ha svuotato nulla e non ha salvato nulla. Il governo si è anche difeso davanti alla Corte enfatizzando in modo grottesco i risultati ottenuti con questi due provvedimenti, ma Strasburgo, pur avendo apprezzato gli sforzi, ha certificato che questi provvedimenti sono inadeguati. Tra le altre cose dalla prima sentenza del 2009 all’epoca della presentazione di questo ricorso, 2010, il sovraffollamento è passato dal 151% al 148% quindi una riduzione assolutamente insufficiente.

Quindi ci vorranno degli interventi urgenti, voi sostenete da sempre l’amnistia.

L’amnistia è l’unico provvedimento strutturale capace di far rientrare nell’immediato lo Stato italiano nell’albo della legalità. Il nostro Paese è stato ancora una volta condannato dalla Corte europea e, così come la società pretende dai condannati che si adeguino alle prescrizioni imposte dalla sentenza, in questo caso noi pretendiamo che lo Stato condannato di adegui alla decisione della Corte europea. Per noi l’amnistia è l’unica strada immediata che può, in seguito, aprire il varco ad una profonda riforma del sistema giustizia partendo proprio dai suggerimenti della Corte e cioè misure alternative al carcere anche a livello legislativo e meno ricorso alla custodia cautelare da parte dei giudici.

CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO, BENE LA SENTENZA PILOTA. ORA L’ITALIA HA SOLO UN ANNO DI TEMPO

Accogliamo la sentenza odierna della Corte Europea dei diritti dell’Uomo con grande soddisfazione e, al contempo, con grande sofferenza per il nostro Paese. Tre casi su sette, decisi dalla Corte con questa sentenza pilota, sono casi che abbiamo seguito nell’ambito dell’iniziativa assunta dal Comitato Radicale per la Giustizia Piero Calamandrei.

C’è soddisfazione, politica e professionale, perché si tratta di una sentenza adottata con la procedura della sentenza pilota; per cui la Corte, rigettando tutte le difese avanzate dal Governo Italiano, alcune persino imbarazzanti, certifica ufficialmente l’esistenza di un problema strutturale all’origine della violazione dei diritti umani dei detenuti ed invita l’Italia, entro un anno di tempo, ad individuare una soluzione a questo problema che la pone strutturalmente al di fuori della Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo.

In questo contesto la Corte avvisa l’Italia che sono centinaia i ricorsi in attesa di essere decisi, che il loro numero è in continuo aumento e che la loro trattazione rimarrà sospesa per un anno in attesa dei provvedimenti che l’Italia adotterà, invitando altresì lo Stato a sensibilizzare la magistratura nel senso di ampliare il ricorso alle misure alternative al carcere e a ridurre l’anomalia tutta Italiana per cui il 40% dei detenuti sono presunti innocenti in attesa di giudizio.

C’è sofferenza perché sono cittadino di un Paese che viola strutturalmente i diritti umani.

lunedì 7 gennaio 2013

AMNISTIA O DITTATURA Articolo da Il Foglio di oggi

Anders Behring Breivik, l’attentatore di Oslo e spietato killer di Utoya sta scontando la sua pena nella Halden Prison in Norvegia. 252 celle dotate di ogni confort: tv, frigo e bagno con doccia, arte contemporanea alle pareti, palestra, laboratori, sovraffollamento inesistente, metà del personale costituito da donne, guardie disarmate. In questo che, nonostante le apparenze, è un carcere di massima sicurezza i detenuti vengono privati della loro libertà personale, secondo quanto previsto dalla Costituzione e dalle leggi norvegesi. 

Su 100 detenuti che in questo carcere scontano la loro pena, solamente 20, al termine della stessa, torneranno a delinquere; 80 non lo faranno mai più.

Ciro Esposito, scippatore di Scampia, sta scontando la sua pena nel carcere di Poggioreale. Nell’ottobre 2012 era rimpinzato di 2.694 detenuti per 1.420 posti disponibili, 1.280 in più del dovuto. Celle maleodoranti dove si ammassano 9 corpi quando potrebbero starcene 4, con l’umidità che fa cadere a pezzi l’intonaco che ancora resiste, un bagno per tutti, senza privacy persino nel momento intimo della defecazione, un bagno lurido che è anche cucina, dove l’odore del sugo o del caffè si mescola con quello delle urine e delle feci. Un’ora d’aria ogni 22 passate steso sulla branda perché per camminare non c’è spazio, un medico ogni 400 detenuti, 30 infermieri per tutto il carcere, 700 agenti, 18 educatori. Una pattumiera sociale. 

Ciro Esposito, terminato di scontare la propria pena – che non consiste nella privazione della libertà personale, ma anche nella privazione del diritto alla vivibilità e alla salubrità dei luoghi, del diritto alla salute, del diritto alla riservatezza, del diritto al vitto, del diritto alla dignità personale e del diritto scritto in Costituzione a essere rieducato – tornerà a scippare e a commettere reati. Con lui altri 69 ogni cento detenuti del carcere di Poggioreale e di tutte le carceri italiane, dove si conta un suicidio ogni 5 giorni (festivi compresi). Solo il 30 per cento dei detenuti, finito il calvario, avrà la fortuna di non tornare più a commettere delitti.

La forza di questi numeri – che danno conto di quanto la battaglia di Marco Pannella per il rispetto della legalità e dei diritti umani è una battaglia per la sicurezza dei cittadini liberi – sarebbe straordinaria, se solo fossero conosciuti dai più. 

Ma l’illegalità del sistema Italia, che è anzitutto illegalità del sistema dell’informazione pubblica in mano ai partiti, fa sì che i cittadini italiani siano lasciati all’oscuro – in quanto massa – di questi dati. Nei giorni più duri della lotta non violenta di Marco Pannella qua e là per la Rete si potevano leggere messaggi che addirittura inneggiavano alla morte di questo “vecchio” che è sempre stato, si poteva ancora leggere, dalla parte dei delinquenti e mai da quella dei “bravi cittadini italiani”. Italiani brava gente, ama dire Marco Pannella, anche di quelli che lo hanno insultato, spintonato e persino sputato perché, durante una manifestazione della sinistra radicale, ritenevano, vittime della disinformazione, che i Radicali, quelli veri, avessero votato a favore del governo Berlusconi. Ha ragione Pannella.  

Quegli italiani non sono cretini o cattivi, sono solo, loro malgrado, ignoranti. Sono le vere vittime di un sistema di propaganda e di disinformazione – spettacolare la campagna contro l’indulto partita il giorno dopo la sua entrata in vigore – in mano a partiti lottizzatori. Partiti con classi dirigenti spregiudicate che negli ultimi vent’anni hanno mirato e mirano a tutt’oggi (basta vedere quel che ha combinato la Lega nord sul ddl per la messa alla prova) a mantenere il consenso, oltre che coi clientelismi territoriali e corporativi, cavalcando il tema della sicurezza con populismo e demagogia. Per un pugno di voti -necessari a continuare a ricoprire cariche istituzionali attraverso le quali saccheggiare il debito pubblico italiano a colpi di indennità stratosferiche, auto blu, ostriche e champagne, lauree in Albania, videopoker e feste con donnine semivestite asservendo giornalisti ed editori impuri – non esitano a mettere a repentaglio, quotidianamente, per le strade del nostro paese, la sicurezza degli italiani. Chissà quante rapine, quanti scippi, quanti omicidi, sono stati compiuti in questi decenni da quei 50 detenuti su cento che, in più rispetto alla Norvegia – il cui sistema carcerario garantisce una minima recidivanza al 20 per cento – usciti dal carcere sono tornati a delinquere.  

Chissà quante vittime inconsapevoli dell’illegalità dello stato si sarebbero potute risparmiare. Perché quel che accade, in termini di minor sicurezza, è proprio il frutto dell’illegalità del sistema carcerario e del sistema della giustizia in Italia. Il nostro codice penale, al pari di quello norvegese, difatti, punisce con la reclusione gli autori dei delitti. La reclusione è privazione della libertà, non è anche privazione del diritto alla salute, del diritto al vitto, del diritto alla salubrità dei luoghi, del diritto alla riservatezza, del diritto alla dignità dell’uomo.

 L’ordinamento penitenziario, la nostra Costituzione e le convenzioni internazionali alle quali il nostro paese ha aderito, sanciscono il diritto alla rieducazione dei condannati, individuano percorsi carcerari per approdare al reinserimento del detenuto, vietano trattamenti inumani e degradanti. Carta straccia, la nostra Costituzione e le nostre leggi: per questo veniamo condannati, come stato canaglia, dalle giurisdizioni europee e internazionali, per lo spazio che ci divide tra le leggi che ci siamo dati, come collettività, e la loro applicazione pratica. 

Agli italiani che invocano la forca o la pena perpetua o che dicono che il carcere è una beauty farm (Grillo) e che dunque va bene così, lancio una sfida. Fate una Lista che espressamente punti a cambiare la Costituzione, il codice penale, l’ordinamento penitenziario e che punti espressamente a far uscire l’Italia dai trattati e dalle convenzioni internazionali. Abbiano il coraggio di uscire dall’ipocrisia i Di Pietro, i Bossi/Maroni, i Grillo, i Fini/Giovanardi, gli Storace, i Berlusconi, e dicano che i loro partiti e movimenti mirano a cambiare la Costituzione cancellando la funzione rieducativa della pena; dicano che i loro partiti mirano a sostituire nel codice penale la pena della reclusione, cioè la sola privazione della libertà, con la pena della reclusione accompagnata da quella della privazione del diritto alla salute, del diritto a vivere in ambienti salubri, del diritto al vitto decente, del diritto alla dignità dell’uomo.  

Spieghino, però, se ne hanno il coraggio, che con un sistema siffatto i detenuti tornano a delinquere nel 70 per cento dei casi, quindi sicurezza poca, ma tanta virilità e vendetta. Abbiano il coraggio, i Bersani, di cancellare l’art. 27 della Costituzione, che nello stabilire la presunzione d’innocenza dell’indagato/imputato fino a sentenza definitiva detta non solo una regola di giudizio processuale, ma anche una regola di trattamento di colui che viene sottoposto alla misura cautelare della custodia in carcere. 

Già, perché nel carcere di Poggioreale a ottobre del 2012, su 2.694 detenuti, solo 922 erano quelli condannati in via definiva, con statistiche che ci dicono che degli innocenti in carcere trattati come bestie —1.772 a Poggioreale — al netto dei suicidi, circa la metà verrà riconosciuta innocente in via definitiva. 

Abbia il coraggio Bersani, con i tanti magistrati in aspettativa eletti da decenni nelle liste del centrosinistra e che fungono da cinghia di trasmissione dei desiderata della più potente associazione italiana, l’Associazione nazionale magistrati, di scrivere in Costituzione e nel codice di procedura penale che la custodia cautelare in carcere è la regola perché ha la funzione di anticipare la pena; che un processo è giusto anche quando la sentenza arriva a 10 o a 20 anni dai fatti; che l’azione penale è obbligatoria solo se lo vuole il pubblico ministero; che l’amnistia la concedono i pubblici ministeri, a loro arbitrio, facendo prescrivere i reati sulle loro scrivanie prima dell’esercizio dell’azione penale nella misura del 70 per cento delle prescrizioni totali, pari a circa 170 mila all’anno, a un milione e 700 mila reati in dieci anni; che i magistrati sono gli unici cittadini italiani totalmente irresponsabili: civilmente, professionalmente e deontologicamente. Abbiano il coraggio tutti costoro di uscire dall’ipocrisia cui danno corpo le loro leggi, abbiano il coraggio di spiegare agli italiani — pronti a scendere nelle piazze se i servizi sanitari non funzionano, ma annichiliti e silenti di fronte alla bancarotta del servizio giustizia — come stanno le cose. 

Marco Pannella sa che questa ipocrisia è foriera di guai addirittura peggiori per la democrazia e la Lista per l’amnistia, la giustizia e la legalità ha il senso profondo di voler tornare alla Costituzione, al suo dettato. 

 “Una delle più gravi malattie, una delle più gravi eredità patologiche lasciate dal fascismo all’Italia” — diceva Piero Calamandrei durante i lavori della Costituente — “è stata quella del discredito delle leggi: gli italiani lo hanno sempre avuto assai scarso, ma lo hanno quasi assolutamente perduto durante il fascismo, il senso della legalità (…) questa perdita del senso della legalità è stata determinata dalla slealtà del legislatore fascista, che faceva leggi fittizie, truccate, meramente figurative, colle quali si industriava di far apparire come vero ciò che in realtà tutti sapevano che non era vero e non poteva esserlo. (…) 

Bisogna evitare che nel leggere questa nostra Costituzione gli italiani dicano anch’essi: non è vero nulla”. Auspicio caduto drammaticamente nel vuoto, quello di Piero Calamandrei, con un legislatore repubblicano che si è dimostrato della stessa pasta di quello fascista. Ma la Costituzione ieri, meglio dei Di Pietro, dei Bossi/Maroni, dei Fini/Giovanardi, dei Grillo, dei Berlusconi/Bersani oggi, si è occupata non solo della salvaguardia dei diritti umani, ma anche della sicurezza di tutti noi. Ecco perché l’amnistia non è oggi un atto di clemenza, ma è un atto necessario per poter tornare alla Costituzione dando l’avvio a un necessario percorso di riforme dell’intero sistema giustizia. 

La Lista per l’amnistia, la giustizia e la legalità questo si propone. Gli altri, a patto di averne il coraggio, si facciano avanti senza ipocrisie con le loro di Liste, quelle per cristallizzare lo status quo in Costituzione e nelle leggi, con buona pace non solo dei diritti umani dei detenuti e dei fruitori del servizio giustizia, ma anche della sicurezza dei cittadini liberi e incensurati.

AMBROGIO CRESPI, VICENDA CHE EVIDENZIA PROBLEMI DELLA GIUSTIZIA IN ITALIA – VIDEO

A margine della conferenza stampa che si è svolta al partito Radicale, sul caso di Ambrogio Crespi, sono stato intervistato da Clandestinoweb

Si tratta di una vicenda in cui si possono riscontrare molti di quei problemi che caratterizzano il sistema giustizia in Italia, che è il più condannato in Europa dalla corte europea dei diritti dell’uomo.

Il 1^ presidente della corte di Cassazione, Ernesto Lupo, in ogni occasione pubblica, denuncia l’abuso della custodia cautelare che fanno i magistrati ordinari, e noi dobbiamo ricordare che poco meno della metà dei detenuti che occupano le patrie galere sono in attesa di giudizio, quindi presunti innocenti, e di questi la metà all’esito del processo verrà dichiarata innocente.

 FIRMA LA PETIZIONE PER AMBROGIO CRESPI LIBERO SUBITO