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mercoledì 23 gennaio 2013

INTERVISTA AD AFFARITALIANI.IT

Di seguito il testo dell’intervista rilasciata al quotidiano Affaritaliani.it
di Fabio Carosi

Da partito di lotta e forse di governo, alla pura lotta contro i consueti obiettivi: malcostume, sprechi, costi della politica e partitocrazia.  

Respinti dal candidato Zingaretti e saltato l’accordo con Storace, i Radicali del Lazio hanno deciso di andare da soli, per sfidare quel “mostro del partitismo contro il quale Pannella tuonò la prima volta nel 1955”.

Parola di Giuseppe Rossodivita, consigliere uscente dell’era Polverini&Co e da sabato prossimo sarà ufficialmente candidato governatore con la lista Amnistia Giustizia e Libertà. Rossodivita, dopo il tormentone dell’alleanza tecnica fallita con La Destra per la rivolta della base, sceglie Affaritaliani.it per annunciare i temi della campagna elettorale. “I moduli base” del progetto radicale non mutano dal solco storico e dal claim della lista, ciò che invece è cambiato è l’approccio con gli ex amici del Pd regionale e che si trasforma in un atto d’accusa pesantissimo. Basta leggere per capire  che il No di Zingaretti non è andato proprio giù.

Allora Rossodivita, da dove partiamo? Come percorso le va bene Zingaretti, Storace, rivolta dei Radicali contro l’accordo?

“Preferirei dalla coda. Il caos è accaduto perché i Radicali non hanno capito l’accordo. Un’iniziativa meramente politica partita da Storace che ci ha detto: venite con me a fare i controllori in Regione così come lo avete fatto con la Polverini. Tutto qua, nulla di più. Lavorare insieme su questo tema non vuol dire che Storace si accende una canna e che noi rinunciamo ai temi nostri, diventando affini. Il nostro dialogo con La destra significa che si può parlare anche stando agli antipodi”.

E su questo ci siamo. Ora tocca a Zingaretti…
 
“I temi sono tutti legati, perché il caos nasce proprio da cinque anni di vicinanza al Pd che forse hanno fatto perdere la bussola a qualcuno. Noi alla Regione abbiamo denunciato le malefatte di tutti, Pd compreso che nella vicenda dei fondi ai Gruppi consiliari c’era dentro con le mani nella marmellata, tant’è che hanno deciso di eliminarci perché noi glielo ricordavamo mentre gli uscenti li hanno spediti alla Camera o al Senato”.

Dunque c’e l’ha con “Nicola il buono”?
 
“Sì perché coloro che hanno corpo alla trasparenza sono stati allontanati. E poi…”.

E poi?
 
“E poi perché oltre i manifesti sono i comportamenti che contano. Zingaretti ha una bella immagine ma sa poco o nulla dell’amministrazione e lo ha dimostrato proprio parlando dei fondi per la politica dicendo “meno fondi ai consiglieri e regole per i gruppi”. Sono balle, i soldi lil hanno avuti i gruppi che poi li hanno girati, quindi delle due l’una: o non ha capito nulla e quindi non studia, oppure è mal consigliato e quindi sta prendendo in giro gli elettori”.

Pesante come accusa…
 
“Per non parlare poi dei soldi per la campagna. Noi ci prepariamo a chiedere il voto senza un euro. Molta rete e richieste di donazioni. Non abbiamo gli 8 milioni di euro che il partito ha messo a disposizione, né i 250 mila euro donati dal signor Romeo in passato. I Radicali non dovranno restituire nulla a nessuno, questo voi giornalisti dovete scriverlo – se potete – perché tanto si è visto come giornali radio e tv prendevano i soldi dalla Regione”.

Avvocato, è scritto. Pensa che i social e le donazioni possano bastare per convincere gli elettori?
 
“Aiuta, il resto lo faranno due mosse a sorpresa”.

Quali?
 
“Top secret, ma faranno parlare di noi anche voi giornalisti che avete smesso di essere i guardiani del potere e ormai siete omologhi”.

A leggere le sue dichiarazioni emerge una linea molto vicina al Movimento 5 Stelle. Non le sembra?
 
“Sono loro che ci copiano. Partitocrazia, potere e altri slogan di Grillo sono made in Radicali”.

“Vi parlate?
 
“No e per scelta loro. Se parlano con un partito, significa che accettano il modello”.

Chi vince le Regionali?
 
“Noi”.

Chi perde?
 
“La partitocrazia”.

Un messaggio politico?
 
“Cari partiti siete bolliti. Tutti”.