Dichiarazione dei consiglieri regionali Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo, Lista Bonino Pannella Federalisti Europei
L'Italia
è un antidemocrazia. La Regione Lazio ne è uno dei massimi esempi. E
quello di stanotte è stato il caso da manuale da studiare in tutte le
facoltà di Giurisprudenza su come non può svolgersi una procedura
assembleare o parlamentare. Come Radicali della Lista Bonino Pannella
sulla nuova legge piano casa ci siamo opposti nel merito e nel metodo,
praticando anche un ostruzionismo in Aula, piegato solo da scelte
antidemocratiche, e in violazione della legge del Regolamento del
Consiglio regionale, che hanno leso i diritti dei consiglieri regionali.
Se
da una parte, infatti, per questa Giunta regionale il Lazio deve essere
"tutto Casa, Chiesa e cemento", e non deve avere riguardo per le zone
agricole e non deve fare retromarcia sull'applicazione della legge anche
nei Parchi, dall'altra emerge come non vi fosse un'intesa fra la giunta
e i ministeri dell'ambiente e dei beni culturali, che avevano
contestato e impugnato le norme sul piano casa, tale da scongiurare il
giudizio della Corte Costituzionale. In un qualsiasi altro paese
europeo, ne scelga uno a caso l'Assessore Ciocchetti, questo
comportamento avrebbe comportato le dimissioni. Probabilmente in questa
Regione comporterà una qualche promozione.
Non solo: a sugellare
l'irresponsabilità di questa Giunta e di questa maggioranza è arrivata
anche la mano tesa del Presidente del Consiglio Mario Abbruzzese, il
quale in violazione delle norme regolamentari, prima ammette un
subemendamento della Giunta pacificamente inamissibile, facendo decadere
gli emendamenti di tutti i consiglieri regionali, e poi dichiara non
votabili oltre 200 ordini del giorno che dovevano essere votati, come
dice chiaramente il Regolamento, prima della votazione finale.
Come
Radicali abbiamo ripetutamente messo in guardia il Presidente del
Consiglio Abbruzzese dal prendere decisioni lesive dei diritti dei
consiglieri, ma invece di farsi garante delle prerogative del Consiglio,
il Presidente ha scelto la strada della violazione del Regolamento. Per
questo essendo il caso trattato del tutto analago a quello verificatosi
presso l'Assemblea Capitolina sulla votazione degli ordini del giorno
Acea, sul quale pochi giorni fa il Consiglio di Stato si è pronunciato
dando ragione ai consiglieri ricorrenti, ricorreremo in ogni sede come
Radicali contro le decisioni prese dal Presidente Abbruzzese. Inoltre -
come annunciato in aula - procederemo con il deposito di una denuncia
per abuso di ufficio nonché per il falso ideologico relativo alla nota
istruttoria prodotta dagli uffici alla base di questa decisione e con la
quale gli uffici stessi, dopo aver proceduto all'esame degli ordini del
giorno, hanno falsamente affermato che gli stessi non possedevano i
requisiti richiesti dall'articolo 69 comma 1 del Regolamento del
Consiglio.
INVADIAMO LA REGIONE DI ONESTÀ, CAPACITÀ,TRASPARENZA, LEGALITÀ.
lunedì 30 luglio 2012
venerdì 27 luglio 2012
Piano casa-chiesa, primi cedimenti della maggioranza
Dichiarazione dei Consiglieri regionali Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo, Lisa Bonino Pannella Federalisti europei
Primi cedimenti della maggioranza sul piano casa. Dopo le forzature al regolamento con il deposito di un maxi subemendamento di nove pagine sottratto alla possibilità di ogni dibattito per l'opposizione, proseguono in aula le votazioni sui 250 ordini del giorno depositati dalla lista Bonino Pannella, Sel, Fds e sostenuti in aula dall'intera opposizione. La maggioranza va sfaldandosi avendo consentito l'approvazione di un Odg a firma radicale che prevede l'obbligo per la Giunta di pubblicare sul sito istituzionale gli interventi di modifica di destinazione d'uso derivanti dall'applicazione del "nuovo" piano casa-chiesa.
L'Assessore Ciocchetti, a nome della Giunta, si è detto disponibile a procedere ad oltranza nella seduta, come Consiglieri radicali nel rispetto di quanti lavorano nel Consiglio, ci chiediamo che senso abbia procedere a questa maratona quando nessun termine immediato v'è all'approvazione del provvedimento.
Primi cedimenti della maggioranza sul piano casa. Dopo le forzature al regolamento con il deposito di un maxi subemendamento di nove pagine sottratto alla possibilità di ogni dibattito per l'opposizione, proseguono in aula le votazioni sui 250 ordini del giorno depositati dalla lista Bonino Pannella, Sel, Fds e sostenuti in aula dall'intera opposizione. La maggioranza va sfaldandosi avendo consentito l'approvazione di un Odg a firma radicale che prevede l'obbligo per la Giunta di pubblicare sul sito istituzionale gli interventi di modifica di destinazione d'uso derivanti dall'applicazione del "nuovo" piano casa-chiesa.
L'Assessore Ciocchetti, a nome della Giunta, si è detto disponibile a procedere ad oltranza nella seduta, come Consiglieri radicali nel rispetto di quanti lavorano nel Consiglio, ci chiediamo che senso abbia procedere a questa maratona quando nessun termine immediato v'è all'approvazione del provvedimento.
Piano Casa, ennesimo colpo di mano dell’Assessore Ciocchetti e della Giunta Polverini
Dichiarazione dei Consiglieri regionali Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo, Lisa Bonino Pannella Federalisti europei
Stiamo depositando, unitamente ai colleghi di SeL, Verdi e FdS oltre 250 Ordini del giorno al fine di tentare di bloccare l’ennesimo colpo di mano dell’Assessore Ciocchetti e della Giunta Polverini. Sulla scorta della pronuncia del Consiglio di Stato relativo alla vicenda Acea consumatasi al Consiglio comunale di Roma visto che, sul punto, il Regolamento del Consiglio regionale – analogamente a quello del Consiglio comunale di Roma – impone l’esame degli Ordini del giorno prima dell’approvazione finale della legge, abbiamo scelto questa strada per far fronte all’ennesimo ostacolo al dibattito posto dall’esecutivo regionale utilizzando ancora una volta la prassi costituzionalmente fraudolenta di un sub maxi emendamento tombale di ben 11 pagine che riscrive il Piano casa.
Stiamo depositando, unitamente ai colleghi di SeL, Verdi e FdS oltre 250 Ordini del giorno al fine di tentare di bloccare l’ennesimo colpo di mano dell’Assessore Ciocchetti e della Giunta Polverini. Sulla scorta della pronuncia del Consiglio di Stato relativo alla vicenda Acea consumatasi al Consiglio comunale di Roma visto che, sul punto, il Regolamento del Consiglio regionale – analogamente a quello del Consiglio comunale di Roma – impone l’esame degli Ordini del giorno prima dell’approvazione finale della legge, abbiamo scelto questa strada per far fronte all’ennesimo ostacolo al dibattito posto dall’esecutivo regionale utilizzando ancora una volta la prassi costituzionalmente fraudolenta di un sub maxi emendamento tombale di ben 11 pagine che riscrive il Piano casa.
mercoledì 25 luglio 2012
Anagrafe pubblica degli eletti Radicali e del gruppo consiliare Lista Bonino Pannella Federalisti Europei
La chiamiamo Anagrafe Pubblica degli Eletti e dei Nominati. E' l'iniziativa Radicale che abbiamo trasformato in proposta di legge e
che vogliamo far approvare perché sia applicata da tutte le assemblee,
da quelle parlamentari a quelle regionali, fino a quelle di ogni livello
amministrativo.
Non aspettiamo, però, il dovere alla trasparenza, perché come Radicali riteniamo che questa rappresenti il metodo del nostro agire anche e soprattutto nel momento in cui siamo chiamati a rappresentare i cittadini in un'assemblea.
Per questo pubblichiamo anche in questa pagina la nostra anagrafe pubblica, degli eletti Radicali, e quella del gruppo consiliare a cui apparteniamo al Consiglio regionale del Lazio: Gruppo consiliare Lista Bonino Pannella Federalisti Europei.
L'anagrafe pubblica degli eletti
Giuseppe Rossodivita [la mia anagrafe pubblica da Radicali.it]
Stato patrimoniale 2010 (pdf 3.453,21 KB)
Stato patrimoniale 2011 (pdf 3.450,85 KB)
Non aspettiamo, però, il dovere alla trasparenza, perché come Radicali riteniamo che questa rappresenti il metodo del nostro agire anche e soprattutto nel momento in cui siamo chiamati a rappresentare i cittadini in un'assemblea.
Per questo pubblichiamo anche in questa pagina la nostra anagrafe pubblica, degli eletti Radicali, e quella del gruppo consiliare a cui apparteniamo al Consiglio regionale del Lazio: Gruppo consiliare Lista Bonino Pannella Federalisti Europei.
L'anagrafe pubblica degli eletti
Giuseppe Rossodivita [la mia anagrafe pubblica da Radicali.it]
Stato patrimoniale 2010 (pdf 3.453,21 KB)
Stato patrimoniale 2011 (pdf 3.450,85 KB)
Con il nuovo piano casa una Giunta casa e chiesa
Dichiarazione dei Consiglieri regionali Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo, Lisa Bonino Pannella Federalisti europei
Con un subemendamento dell’Assessore Ciocchetti al Piano Casa la Giunta fa un altro regalo alla Chiesa. Quando la Giunta Polverini Pdl Udc terminerà di pagare i debiti della campagna elettorale utilizzando quale moneta sonante il territorio di tutti i cittadini del Lazio?
L'Assessore Ciocchetti vorrebbe far costruire per ogni edificio religioso un altro della medesima cubatura, a scelta tra: un'abitazione, un ufficio, un negozio, un albergo, un centro fitness etc.
Ogni destinazione d'uso sarebbe consentita pur di far cassa.
Non basta che i comuni del Lazio siano obbligati a stanziare una parte dei contributi sugli oneri di urbanizzazione a favore degli enti religiosi, nonostante il fiume di denaro che arriva nelle loro casse dall’8 per mille, ma adesso gli si vuole garantire la possibilità di far denaro sugli spazi verdi dei cittadini.
Così come abbiamo presentato una proposta di Legge Regionale per eliminare l’obbligo dei comuni del Lazio di versare una parte degli oneri concessori agli enti religiosi cosicché possano essere destinati ad altri servizi quali ad esempio l'edilizia scolastica, gli asili nido ed i servizi sociali in genere; allo stesso modo lotteremo perché questo subemendamento-regalìa non sia approvato.
Con un subemendamento dell’Assessore Ciocchetti al Piano Casa la Giunta fa un altro regalo alla Chiesa. Quando la Giunta Polverini Pdl Udc terminerà di pagare i debiti della campagna elettorale utilizzando quale moneta sonante il territorio di tutti i cittadini del Lazio?
L'Assessore Ciocchetti vorrebbe far costruire per ogni edificio religioso un altro della medesima cubatura, a scelta tra: un'abitazione, un ufficio, un negozio, un albergo, un centro fitness etc.
Ogni destinazione d'uso sarebbe consentita pur di far cassa.
Non basta che i comuni del Lazio siano obbligati a stanziare una parte dei contributi sugli oneri di urbanizzazione a favore degli enti religiosi, nonostante il fiume di denaro che arriva nelle loro casse dall’8 per mille, ma adesso gli si vuole garantire la possibilità di far denaro sugli spazi verdi dei cittadini.
Così come abbiamo presentato una proposta di Legge Regionale per eliminare l’obbligo dei comuni del Lazio di versare una parte degli oneri concessori agli enti religiosi cosicché possano essere destinati ad altri servizi quali ad esempio l'edilizia scolastica, gli asili nido ed i servizi sociali in genere; allo stesso modo lotteremo perché questo subemendamento-regalìa non sia approvato.
venerdì 20 luglio 2012
Giustizia, quattro giorni di mobilitazione nonviolenta
Al Consiglio Regionale del Lazio i radicali depositano una interpellanza
urgente firmata da 15 consiglieri di diversi gruppi sulla situazione
del sovrafollamento delle carceri per sollecitare iniziative della
giunta.
In occasione della quattro giorni di mobilitazione nonviolenta per la giustizia, promossa in tutta Italia dai Radicali, al Consiglio Regionale del Lazio il Capogruppo Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo, della Lista Bonino Pannella, Federalisti Europei, hanno oggi depositato una interpellanza urgente rivolta alla Giunta della Presidente Renata Polverini sulla situazione del sovraffollamento delle Carceri che chiede quali iniziative sono state intraprese, nei confronti del Governo, riguardo la drammatica situazione degli istituti penitenziari del Lazio, così come chiedeva la Mozione approvata quasi all’unanimità nell’ottobre 2011. L’interpellanza urgente è stata firmata oltre che dai consiglieri Radicali anche dal Vice Presidente del Consiglio Regionale Raffaele D’Ambrosio dell’Udc, dai Capigruppo Luigi Nieri di Sel, Esterino Montino del Pd, Ivano Peduzzi, Fds, Angelo Bonelli dei Verdi, Luciano Romanzi, Psi, e dai consiglieri Isabella Rauti, Chiara Colosimo, Giancarlo Miele e Andrea Bernaudo, Pdl, Giulia Rodano, Idv, Tonino D’Annibale, Pd e Fabio Nobile, Fds.
L’interpellanza chiede anche di sapere quali provvedimenti si intendono adottare affinché venga superato lo stato di illegalità delle condizioni dei 14 istituti penitenziari nel territorio della Regione Lazio dove vi sono 6.971 detenuti (6.513 uomini e 458 donne), a fronte di una capienza regolamentare di 4.839 (dato aggiornato al 1° luglio 2012 - fonte Ufficio del Garante dei detenuti Regione Lazio) e si chiede di sollecitare il Governo a promuovere tutte le azioni necessarie ad assicurare al personale penitenziario condizioni di lavoro rispettose dei loro diritti di lavoratori con particolare attenzione alla grave situazione delle piante organiche.
I Consiglieri regionali Radicali hanno anche chiesto con una lettera a tutti i loro colleghi di aderire e sostenere la lettera aperta al Presidente della Repubblica promossa dal Prof. Andrea Pugiotto e sottoscritta da oltre cento professori ordinari di Diritto Costituzionale, di diritto Penale e di Procedura Penale. Si tratta di un importante e straordinario documento culturale, scientifico e politico che chiede al Presidente di farsi forte di una sua prerogativa prevista dal comma 2, art. 87 della nostra Costituzione: il messaggio alle Camere, per favorire un processo deliberativo in Parlamento attraverso la formalizzazione delle sue preoccupazioni istituzionali e costituzionali.
La mobilitazione nonviolenta promossa dai Radicali, che proseguirà fino al 22 luglio, vede coinvolte personalità e decine di migliaia di cittadini insieme ai detenuti e i loro familiari, i direttori degli Istituti, gli agenti di polizia penitenziaria, gli psicologi, gli educatori, il personale sanitario e amministrativo, le associazioni che di carcere si occupano da anni, i volontarie i cappellani che condividono l’ennesimo allarme lanciato da Marco Pannella e che richiama urgentemente la politica “alla più grande questione istituzionale e sociale del nostro Paese”, cioè lo stato drammatico della Giustizia civile e penale.
In occasione della quattro giorni di mobilitazione nonviolenta per la giustizia, promossa in tutta Italia dai Radicali, al Consiglio Regionale del Lazio il Capogruppo Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo, della Lista Bonino Pannella, Federalisti Europei, hanno oggi depositato una interpellanza urgente rivolta alla Giunta della Presidente Renata Polverini sulla situazione del sovraffollamento delle Carceri che chiede quali iniziative sono state intraprese, nei confronti del Governo, riguardo la drammatica situazione degli istituti penitenziari del Lazio, così come chiedeva la Mozione approvata quasi all’unanimità nell’ottobre 2011. L’interpellanza urgente è stata firmata oltre che dai consiglieri Radicali anche dal Vice Presidente del Consiglio Regionale Raffaele D’Ambrosio dell’Udc, dai Capigruppo Luigi Nieri di Sel, Esterino Montino del Pd, Ivano Peduzzi, Fds, Angelo Bonelli dei Verdi, Luciano Romanzi, Psi, e dai consiglieri Isabella Rauti, Chiara Colosimo, Giancarlo Miele e Andrea Bernaudo, Pdl, Giulia Rodano, Idv, Tonino D’Annibale, Pd e Fabio Nobile, Fds.
L’interpellanza chiede anche di sapere quali provvedimenti si intendono adottare affinché venga superato lo stato di illegalità delle condizioni dei 14 istituti penitenziari nel territorio della Regione Lazio dove vi sono 6.971 detenuti (6.513 uomini e 458 donne), a fronte di una capienza regolamentare di 4.839 (dato aggiornato al 1° luglio 2012 - fonte Ufficio del Garante dei detenuti Regione Lazio) e si chiede di sollecitare il Governo a promuovere tutte le azioni necessarie ad assicurare al personale penitenziario condizioni di lavoro rispettose dei loro diritti di lavoratori con particolare attenzione alla grave situazione delle piante organiche.
I Consiglieri regionali Radicali hanno anche chiesto con una lettera a tutti i loro colleghi di aderire e sostenere la lettera aperta al Presidente della Repubblica promossa dal Prof. Andrea Pugiotto e sottoscritta da oltre cento professori ordinari di Diritto Costituzionale, di diritto Penale e di Procedura Penale. Si tratta di un importante e straordinario documento culturale, scientifico e politico che chiede al Presidente di farsi forte di una sua prerogativa prevista dal comma 2, art. 87 della nostra Costituzione: il messaggio alle Camere, per favorire un processo deliberativo in Parlamento attraverso la formalizzazione delle sue preoccupazioni istituzionali e costituzionali.
La mobilitazione nonviolenta promossa dai Radicali, che proseguirà fino al 22 luglio, vede coinvolte personalità e decine di migliaia di cittadini insieme ai detenuti e i loro familiari, i direttori degli Istituti, gli agenti di polizia penitenziaria, gli psicologi, gli educatori, il personale sanitario e amministrativo, le associazioni che di carcere si occupano da anni, i volontarie i cappellani che condividono l’ennesimo allarme lanciato da Marco Pannella e che richiama urgentemente la politica “alla più grande questione istituzionale e sociale del nostro Paese”, cioè lo stato drammatico della Giustizia civile e penale.
Spending Review, Rossodivita: Di Stefano ha sbagliato indirizzo
Dichiarazione del Consigliere regionale Giuseppe Rossodivita, Capogruppo Lista Bonino Pannella Federalisti europei
Intervenendo anche a nome del Pd, come ha sostenuto nel suo intervento, Marco Di Stefano, consigliere del partito democratico, ha sbagliato indirizzo quando ha detto, in sintesi, che i Radicali sarebbero quelli che parlano bene ma razzolano male.
La realtà dei fatti, come tutti in Consiglio regionale sanno, - ivi compreso il Consigliere Di Stefano – è che la partitocrazia, di destra e sinistra, ha assunto nelle cosiddette società in house in questi anni, fino all’ultimo minuto utile, anche poco prima delle ultime elezioni, personale scelto a chiamata diretta, dunque con sistemi clientelari, per foraggiare voti e preferenze. Questo sistema, che chiamiamo partitocratico, si deve scegliere se perpetuarlo o denunciarlo, come facciamo e abbiamo fatto anche quest’oggi.
Chi si straccia le vesti per la lesione dell’autonomia regionale, in realtà si straccia le vesti per la perdita del potere utilizzato in modo consociativo nell'acquisire consenso partitico e personale sul territorio utilizzando il denaro di tutti i contribuenti. E quel che è più triste è che ci sono gruppi parlamentari e forze politiche che a livello nazionale propagandano la necessità della moralizzazione, mentre a livello regionale e amministrativo si siedono affamati al tavolo di spartizione del denaro pubblico.
In ultimo, siamo contenti che il consigliere Di Stefano sia finalmente giunto sulle nostre posizioni per quanto riguarda il taglio delle commissioni in Consiglio regionale. Quelle speciali le votò lui. I Radicali furono i soli a non farlo. Oggi gli diciamo: benvenuto.
Intervenendo anche a nome del Pd, come ha sostenuto nel suo intervento, Marco Di Stefano, consigliere del partito democratico, ha sbagliato indirizzo quando ha detto, in sintesi, che i Radicali sarebbero quelli che parlano bene ma razzolano male.
La realtà dei fatti, come tutti in Consiglio regionale sanno, - ivi compreso il Consigliere Di Stefano – è che la partitocrazia, di destra e sinistra, ha assunto nelle cosiddette società in house in questi anni, fino all’ultimo minuto utile, anche poco prima delle ultime elezioni, personale scelto a chiamata diretta, dunque con sistemi clientelari, per foraggiare voti e preferenze. Questo sistema, che chiamiamo partitocratico, si deve scegliere se perpetuarlo o denunciarlo, come facciamo e abbiamo fatto anche quest’oggi.
Chi si straccia le vesti per la lesione dell’autonomia regionale, in realtà si straccia le vesti per la perdita del potere utilizzato in modo consociativo nell'acquisire consenso partitico e personale sul territorio utilizzando il denaro di tutti i contribuenti. E quel che è più triste è che ci sono gruppi parlamentari e forze politiche che a livello nazionale propagandano la necessità della moralizzazione, mentre a livello regionale e amministrativo si siedono affamati al tavolo di spartizione del denaro pubblico.
In ultimo, siamo contenti che il consigliere Di Stefano sia finalmente giunto sulle nostre posizioni per quanto riguarda il taglio delle commissioni in Consiglio regionale. Quelle speciali le votò lui. I Radicali furono i soli a non farlo. Oggi gli diciamo: benvenuto.
mercoledì 18 luglio 2012
RADICALI SU SPENDING REVIEW REGIONE LAZIO. SERIA PREOCCUPAZIONE PER L’OCCUPAZIONE DI MIGLIAIA DI PERSONE MA CLASSE POLITICA SIA CREDIBILE. LE NOSTRE PROPOSTE SU TAGLI E SPRECHI IGNORATE DAL SISTEMA PARTITOCRATICO.
Dichiarazione dei Consiglieri Regionali
Radicali del Lazio, Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo, Lista Bonino
Pannella, Federalisti Europei:
“Il decreto del
Governo sulla Spending Review sta determinando un forte allarme, in particolare
sull’occupazione di migliaia di persone dipendenti di società in house della
Regione Lazio. Allarme più che giustificato per gli effetti che tale decisione
causerà sul piano sociale ed economico nella Regione.
Come Radicali da
sempre, sin dalla campagna elettorale, abbiamo proposto di razionalizzare molte
delle spese e di avviare politiche di tagli laddove gli sprechi e privilegi
hanno incrementato e continuano a incrementare il deficit economico della
Regione. Nessuno ci ha ascoltati, nemmeno quando in occasione del voto sulle
leggi finanziarie e degli assestamenti di bilancio abbiamo proposto forti tagli alle spese clientelari e partitocratiche a
partire, solo per fare un esempio, da quando ci siamo trovati soli in aula a
batterci contro le nuove quattro Commissioni speciali che hanno così portato il loro numero totale
di venti commissioni nel Consiglio Regionale del Lazio, record italiano: 5
milioni di euro buttati in una legislatura. Nonostante le varie promesse
nulla è cambiato e quasi tutta la classe politica continua a ignorare la grave
situazione economico-finanziaria del paese e della Regione.
La Presidente della Regione ed altri esponenti della Giunta si sono
subito preoccupati di dire che le società in house della Regione non possono
essere privatizzate, l’ alternativa, secondo il decreto del Governo, è la loro
chiusura entro il 31 dicembre di quest’anno. Davvero non comprendiamo le
ragioni di questa presa di posizione della Giunta senza che nemmeno si avvii
uno studio sugli effetti che la privatizzazione potrebbe determinare. Le
motivazioni date dalla Presidente Polverini sulla sensibilità dei dati trattati
da alcune delle società in house sono davvero pretestuosi. Basterebbe porre delle condizioni molto severe, con
forti penalità e questo problema si potrebbe facilmente risolvere, ma questo è
solo un esempio.
La verità è che
quasi tutta la classe politica regionale non intende rinunciare ad avere un
controllo diretto sulle 50 strutture (19 società, 26 enti pubblici e 5 agenzie)
divenute oramai un territorio protetto dove la politica scatena pratiche
degenerative difficilmente contenibili: assunzioni clientelari, assegnazione
discrezionale dei progetti, spartizione dei posti nei consigli di
amministrazione. E’ evidente oramai l’incapacità di governare questa
situazione, salvo che per i tornaconti della partitocrazia e dei privilegi
garantiti dalle diverse spartizioni, tutto a scapito delle migliaia di
lavoratori che si trovano oggi in una grave situazione di rischio. Basta una
cifra per tutti: il plotone degli amministratori (tra presidenti,
consiglieri di amministrazione e sindaci) composto da oltre 300 persone che ha
un costo complessivo superiore ai 2 milioni di euro l’anno.
Ciò che
sorprende è che in questa situazione manca del tutto una presa di
coscienza seria e credibile su quanto sta avvenendo. Basta ricordare la vicenda
che prevede la costruzione di due nuove palazzine presso la sede del Consiglio
Regionale del Lazio, per un costo di circa 10 milioni di euro, assolutamente
non necessario viste le nuove regole che si applicheranno sulla formazione dei
gruppi regionali e all'opportuno dimezzamento delle commissioni
consiliari.
E mentre almeno
una decina di società partecipate sia direttamente che indirettamente da parte
della Regione rischia la chiusura, la Giunta ne ha appena costituite due:
LazioMar s.p.a. e Lazio Ambiente s.p.a. più un’altra s.p.a. che dovrebbe
occuparsi di riscossione dei tributi.
Noi Radicali
siamo disponibili a qualsiasi dialogo che abbia la finalità di limitare le
gravi conseguenze che la Spending review potrebbe causare ma a
condizione che ci sia una vera e reale volontà di rinunciare a tutte le
prebende, le spartizioni, i privilegi che hanno ridotto così il paese e la
nostra Regione, assicurando ai
lavoratori non astratte promesse ma riforme per un Welfare che assicuri reali
ammortizzatori sociali".
lunedì 16 luglio 2012
LAZIO, RADICALI: ALLA REGIONE LAZIO SU SINDACATO ISPETTIVO E’ IN ATTO UN VERGOGNOSO SCARICA BARILE
Dichiarazione dei Consiglieri regionali Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo, ListaBonino Pannella Federalisti europei
Oggi a ben due interrogazioni aventi ad oggetto “Decesso di un detenuto nella sezione psichiatrica della Casa di Reclusione di Rebibbia" e “Gravi carenze sanitarie nel Carcere romano di Regina Coeli" Giuseppe Emanuele Cangemi, Assessore ai Rapporti con gli Enti Locali e Politiche per la Sicurezza, ci scrive dicendo di non poter rispondere perché le questioni poste non rientrano nelle materie di sua competenza. Riteniamo questo scarica barile una grave ed ulteriore violazione delle prerogative dei Consiglieri previste dallo Statuto e dal Regolamento regionali.
venerdì 13 luglio 2012
Spiaggia dell’Arenauta di Gaeta: continuano le ronde di vigilantes armati. dopo l’interrogazione presentata al Senato, i consiglieri regionali radicali, pd, socialisti, verdi, idv, sel e fds ne presentano una al Consiglio regionale del Lazio. Ad un bagna
Su quanto sta avvenendo alla Spiaggia dell’Arenauta di Gaeta, dopo
l’interrogazione urgente a risposta scritta presentata la scorsa
settimana dai Senatori Radicali Marco Perduca e Donatella Poretti, ne è
stata depositata un’altra anche al Consiglio Regionale del Lazio rivolta
alla Presidente Renata Polverini e agli Assessori al Turismo,
all’Ambiente, agli Enti Locali e al Demanio della Regione Lazio.
L’interrogazione urgente è firmata dai Consiglieri Regionali, Giuseppe
Rossodivita, Rocco Berardo, Radicali, Enzo Foschi e Tonino D’Annibale,
Pd, Angelo Bonelli, Verdi, Luciano Romanzi, Psi, Luigi Nieri, Sel,
Ivano Peduzzi e Fabio Nobile, Fds e da Annamaria Tedeschi di Idv.
Nel testo dell’interrogazione è stata ricostruita la vicenda che vede la Spiaggia dell’Arenauta oggetto di incredibili vicende relative alla ipotetica mancata messa in sicurezza di una parte della falesia. Tale situazione si protrae da tre anni, sin da quando nel luglio 2010 è stato persino ‘ingabbiato’ un ampio tratto della spiaggia, con la preclusione di ampi tratti, anche laddove non esiste alcun tipo di rischio.
In particolare la limitazione all’accesso veniva effettuata in un tratto di spiaggia dell’Arenauta solitamente frequentato da persone che praticano il naturismo, e addirittura del tutto preclusa all’area solitamente frequentata da persone della comunità Lgbt. Le stesse strutture messe in opera sull’arenile, in violazione di tutte le leggi ambientaliste, a causa di diverse mareggiate, sono tutte crollate, sparse tra il litorale e il mare con conseguenti pericoli per i bagnanti e per le imbarcazioni; altre strutture sono state installate anche nell’estate 2011 con lo stesso risultato.
Nell’interrogazione viene anche segnalato che nello stesso tratto di spiaggia recintato nel 2011, e non nel 2012, sono apparsi in questi giorni alcuni vigilantes armati di una società privata che vanno vicino ai bagnanti che praticano il naturismo e dicono loro di indossare il costume da bagno. Proprio ieri, mercoledì 11 luglio è stato da loro imposto ad un bagnante il divieto di indossare in alternativa il pareo, che non andava bene, ‘ordinandogli’ di indossare il costume da bagno.
Secondo quanto denunciato dal Comitato per la Difesa e la Tutela della Spiaggia dell’Arenauta, dall’Associazione Radicale Certi Diritti, dall’Unione Naturisti della Campania e dall’Associazione Gaeta Ventura, tali azioni hanno l’obiettivo di spaventare e intimidire i bagnanti che praticano da decenni il naturismo e le centinaia di persone lesbiche e gay che frequentano la spiaggia.
L’Associazione Gaeta Ventura ha presentato oltre due anni fa al Comune di Gaeta un progetto per mettere in sicurezza con strutture di rete, al costo di circa 20.000 Euro, una zona limitata della falesia di pochi metri della spiaggia considerata pericolosa senza ricevere nessuna risposta da parte degli amministratori locali.
Nell’interrogazione si chiede di conoscere per quale motivo da due anni ad inizio stagione vengono installate strutture composte da pali e reti per limitare l’accesso ad un tratto della spiaggia e quali sono i costi che ogni anno vengono sostenuti, per quale motivo se vi sono tratti della falesia vicina alla spiaggia dell’Arenauta dove è necessaria la messa in sicurezza non si interviene con i fondi previsti e se non ritengano che tali strutture installate in modo precario arrechino pericoli per i bagnanti e i mezzi di navigazione da loro utilizzati.
Si chiede inoltre di sapere cosa è cambiato riguardo il supposto pericolo di frane e crolli della falesia nell’ estesa area oggetto della recinzione nel 2010 non più recintata nel 2012. Infine si chiede di sapere se non ritengano urgente intervenire per preservare il turismo in quell’area della spiaggia che per la sua peculiarità attira decine di migliaia di turisti italiani e stranieri ogni stagione estiva.
Nel testo dell’interrogazione è stata ricostruita la vicenda che vede la Spiaggia dell’Arenauta oggetto di incredibili vicende relative alla ipotetica mancata messa in sicurezza di una parte della falesia. Tale situazione si protrae da tre anni, sin da quando nel luglio 2010 è stato persino ‘ingabbiato’ un ampio tratto della spiaggia, con la preclusione di ampi tratti, anche laddove non esiste alcun tipo di rischio.
In particolare la limitazione all’accesso veniva effettuata in un tratto di spiaggia dell’Arenauta solitamente frequentato da persone che praticano il naturismo, e addirittura del tutto preclusa all’area solitamente frequentata da persone della comunità Lgbt. Le stesse strutture messe in opera sull’arenile, in violazione di tutte le leggi ambientaliste, a causa di diverse mareggiate, sono tutte crollate, sparse tra il litorale e il mare con conseguenti pericoli per i bagnanti e per le imbarcazioni; altre strutture sono state installate anche nell’estate 2011 con lo stesso risultato.
Nell’interrogazione viene anche segnalato che nello stesso tratto di spiaggia recintato nel 2011, e non nel 2012, sono apparsi in questi giorni alcuni vigilantes armati di una società privata che vanno vicino ai bagnanti che praticano il naturismo e dicono loro di indossare il costume da bagno. Proprio ieri, mercoledì 11 luglio è stato da loro imposto ad un bagnante il divieto di indossare in alternativa il pareo, che non andava bene, ‘ordinandogli’ di indossare il costume da bagno.
Secondo quanto denunciato dal Comitato per la Difesa e la Tutela della Spiaggia dell’Arenauta, dall’Associazione Radicale Certi Diritti, dall’Unione Naturisti della Campania e dall’Associazione Gaeta Ventura, tali azioni hanno l’obiettivo di spaventare e intimidire i bagnanti che praticano da decenni il naturismo e le centinaia di persone lesbiche e gay che frequentano la spiaggia.
L’Associazione Gaeta Ventura ha presentato oltre due anni fa al Comune di Gaeta un progetto per mettere in sicurezza con strutture di rete, al costo di circa 20.000 Euro, una zona limitata della falesia di pochi metri della spiaggia considerata pericolosa senza ricevere nessuna risposta da parte degli amministratori locali.
Nell’interrogazione si chiede di conoscere per quale motivo da due anni ad inizio stagione vengono installate strutture composte da pali e reti per limitare l’accesso ad un tratto della spiaggia e quali sono i costi che ogni anno vengono sostenuti, per quale motivo se vi sono tratti della falesia vicina alla spiaggia dell’Arenauta dove è necessaria la messa in sicurezza non si interviene con i fondi previsti e se non ritengano che tali strutture installate in modo precario arrechino pericoli per i bagnanti e i mezzi di navigazione da loro utilizzati.
Si chiede inoltre di sapere cosa è cambiato riguardo il supposto pericolo di frane e crolli della falesia nell’ estesa area oggetto della recinzione nel 2010 non più recintata nel 2012. Infine si chiede di sapere se non ritengano urgente intervenire per preservare il turismo in quell’area della spiaggia che per la sua peculiarità attira decine di migliaia di turisti italiani e stranieri ogni stagione estiva.
mercoledì 11 luglio 2012
Spending Review Regione Lazio: non ci risulta che la Polverini parli con noi, neanche tramite i canali istituzionali. Semmai parla con il PD e IDV
Dichiarazione dell’Avvocato Giuseppe Rossodivita, Capogruppo
Lista Bonino-Pannella, Federalisti Europei al Consiglio Regionale del
Lazio
Secondo notizie di stampa risulterebbe che la Presidente della Regione Lazio ‘parli’ con le opposizioni e che già domani incontrerebbe le minoranze. Di quali minoranze si parla? Sin dall’inizio della Legislatura la Presidente della Regione Lazio Renata Polverini con noi non parla, semmai parla con il Pd e l’Idv e forse altri, ma con noi no, nemmeno sul piano istituzionale, tant’è che non ha mai nemmeno risposto alle decine e decine di interrogazioni che le abbiamo fino ad oggi rivolto. Di quale incontro previsto domani con le opposizioni e le minoranze si parla dunque? Non vorremmo si trattasse di operazioni diverse finalizzate a fornire una stampella alla claudicante maggioranza della Polverini.
Secondo notizie di stampa risulterebbe che la Presidente della Regione Lazio ‘parli’ con le opposizioni e che già domani incontrerebbe le minoranze. Di quali minoranze si parla? Sin dall’inizio della Legislatura la Presidente della Regione Lazio Renata Polverini con noi non parla, semmai parla con il Pd e l’Idv e forse altri, ma con noi no, nemmeno sul piano istituzionale, tant’è che non ha mai nemmeno risposto alle decine e decine di interrogazioni che le abbiamo fino ad oggi rivolto. Di quale incontro previsto domani con le opposizioni e le minoranze si parla dunque? Non vorremmo si trattasse di operazioni diverse finalizzate a fornire una stampella alla claudicante maggioranza della Polverini.
Spending Review, Regione Lazio: iniziamo dalla convenzione Ares 118-CRI. La Polverini risponda
Dichiarazione del Consigliere regionale Giuseppe Rossodivita, Capogruppo Lista Bonino Pannella Federalisti Europei
Nei giorni scorsi ho proseguito l’attività ispettiva, prerogativa statutariamente prevista per i Consiglieri Regionali, in merito alla vicenda del famoso, forse famigerato, Protocollo d’Intesa siglato tra Regione, Ares 118, CRI. Ho così chiesto all’Ares 118 di inviarmi la bozza di capitolato da loro predisposta ed inviata alla centrale acquisti della Regione, nonché le informazioni relative ai costi sopportati nel 2011 e nel 2012, sino al mese di maggio, per l’affidamento ai privati del servizio in emergenza sanitaria in sostituzione della CRI (precedente affidataria del servizio). In precedenza avevo già acquisito, non senza difficoltà, dato l’ostruzionismo della Giunta, sia il Protocollo d’intesa siglato il 29 marzo tra Regione, CRI, e Ares 118, sia il Decreto n. 70 del 28/05/2012 con il quale il Commissario ad acta, Presidente Renata Polverini, ha revocato il Decreto 88 del 27.09.2011, nella parte in cui demandava alla centrale Acquisti di svolgere le procedure concorsuali per la selezione del contraente ed ha ratificato il summenzionato Protocollo d’Intesa.
Dalla lettura di questi documenti sorgono spontanee, tra le altre, queste 4 domande:
1) perché nel Decreto n. 70 il Commissario sottoscrive che l’importo a base di gara nella bozza di capitolato predisposto dall’Ares e da questi trasmesso alla Centrale Acquisti è pari a 20.350.000,00 mentre nella bozza da noi acquisita dall’Ares, quale copia trasmessa alla centrale acquisti, la somma indicata quale base d’asta, seppur corretta a penna, è di Euro 19.350.00,00, cioè di 165.000 Euro inferiore a quanto assicurato, senza gara, senza dunque possibilità di ribassi, alla CRI?
2) perché, sempre nel Decreto n. 70 il Commissario sottoscrive che a seguito del venir meno dei rapporti con la CRI nel 2011 l’Ares “è stata costretta a rivolgersi ad operatori privati con conseguente aumento dei costi e senza congruo efficientamento del servizio”, se dalle tabelle a noi inviate da Ares 118 risulta che nel periodo ottobre/dicembre 2011 e nel periodo gennaio/maggio 2012 i costi effettivamente sostenuti per i privati oscillano intorno ad 1 milione di Euro al mese, dunque a poco più di 12 milioni di Euro l’anno, con ciò realizzando notevoli economie rispetto a quanto previsto nel Protocollo con la CRI?
3) perché le esigenze dell’Ares 118, che aveva predisposto un bando con 32 postazioni, vengono stravolte dal Commissario ad acta che con il Protocollo assicura 40 postazioni? E' il Direttore Generale dell’Ares che non conosce quali sono le esigenze del servizio d’emergenza sul territorio, o le 8 postazioni in più previste nel Protocollo d’intesa con la CRI non sono affatto necessarie?
4) perché nel Decreto 70, il commissario sottoscrive - dipingendo un quadro sconfortante circa la capacità dell'Ares 118 di individuare le esigenze che sono a fondamento della sua stessa esistenza - che “considerato nel suo complesso, il servizio offerto dalla Croce Rossa italiana appare economicamente più vantaggioso (ndr., cfr. domanda 1), organizzativamente più completo, territorialmente più capillare e qualitativamente superiore rispetto a quello individuato dal capitolato di gara predisposto dall’Ares 118”, senza trarne le dovute conseguenze, nella veste di presidente della Regione in merito alla permanenza del Direttore Generale dell'Ares nel posto dove lei stessa lo ha nominato?
Personalmente, nonostante il periodo di spending review, non nutro troppe illusioni di avere risposte a questi interrogativi – è ancora inevasa l’interrogazione in materia così come una ulteriore istanza di accesso agli atti inviata alla Giunta – ma è bene per ora che i cittadini sappiano, le risposte, forse, saranno altri a fornirle.
Nei giorni scorsi ho proseguito l’attività ispettiva, prerogativa statutariamente prevista per i Consiglieri Regionali, in merito alla vicenda del famoso, forse famigerato, Protocollo d’Intesa siglato tra Regione, Ares 118, CRI. Ho così chiesto all’Ares 118 di inviarmi la bozza di capitolato da loro predisposta ed inviata alla centrale acquisti della Regione, nonché le informazioni relative ai costi sopportati nel 2011 e nel 2012, sino al mese di maggio, per l’affidamento ai privati del servizio in emergenza sanitaria in sostituzione della CRI (precedente affidataria del servizio). In precedenza avevo già acquisito, non senza difficoltà, dato l’ostruzionismo della Giunta, sia il Protocollo d’intesa siglato il 29 marzo tra Regione, CRI, e Ares 118, sia il Decreto n. 70 del 28/05/2012 con il quale il Commissario ad acta, Presidente Renata Polverini, ha revocato il Decreto 88 del 27.09.2011, nella parte in cui demandava alla centrale Acquisti di svolgere le procedure concorsuali per la selezione del contraente ed ha ratificato il summenzionato Protocollo d’Intesa.
Dalla lettura di questi documenti sorgono spontanee, tra le altre, queste 4 domande:
1) perché nel Decreto n. 70 il Commissario sottoscrive che l’importo a base di gara nella bozza di capitolato predisposto dall’Ares e da questi trasmesso alla Centrale Acquisti è pari a 20.350.000,00 mentre nella bozza da noi acquisita dall’Ares, quale copia trasmessa alla centrale acquisti, la somma indicata quale base d’asta, seppur corretta a penna, è di Euro 19.350.00,00, cioè di 165.000 Euro inferiore a quanto assicurato, senza gara, senza dunque possibilità di ribassi, alla CRI?
2) perché, sempre nel Decreto n. 70 il Commissario sottoscrive che a seguito del venir meno dei rapporti con la CRI nel 2011 l’Ares “è stata costretta a rivolgersi ad operatori privati con conseguente aumento dei costi e senza congruo efficientamento del servizio”, se dalle tabelle a noi inviate da Ares 118 risulta che nel periodo ottobre/dicembre 2011 e nel periodo gennaio/maggio 2012 i costi effettivamente sostenuti per i privati oscillano intorno ad 1 milione di Euro al mese, dunque a poco più di 12 milioni di Euro l’anno, con ciò realizzando notevoli economie rispetto a quanto previsto nel Protocollo con la CRI?
3) perché le esigenze dell’Ares 118, che aveva predisposto un bando con 32 postazioni, vengono stravolte dal Commissario ad acta che con il Protocollo assicura 40 postazioni? E' il Direttore Generale dell’Ares che non conosce quali sono le esigenze del servizio d’emergenza sul territorio, o le 8 postazioni in più previste nel Protocollo d’intesa con la CRI non sono affatto necessarie?
4) perché nel Decreto 70, il commissario sottoscrive - dipingendo un quadro sconfortante circa la capacità dell'Ares 118 di individuare le esigenze che sono a fondamento della sua stessa esistenza - che “considerato nel suo complesso, il servizio offerto dalla Croce Rossa italiana appare economicamente più vantaggioso (ndr., cfr. domanda 1), organizzativamente più completo, territorialmente più capillare e qualitativamente superiore rispetto a quello individuato dal capitolato di gara predisposto dall’Ares 118”, senza trarne le dovute conseguenze, nella veste di presidente della Regione in merito alla permanenza del Direttore Generale dell'Ares nel posto dove lei stessa lo ha nominato?
Personalmente, nonostante il periodo di spending review, non nutro troppe illusioni di avere risposte a questi interrogativi – è ancora inevasa l’interrogazione in materia così come una ulteriore istanza di accesso agli atti inviata alla Giunta – ma è bene per ora che i cittadini sappiano, le risposte, forse, saranno altri a fornirle.
venerdì 6 luglio 2012
Ares 118, CRI, Regione Lazio: 4 domande in attesa di risposta
Dichiarazione del Consigliere regionale Giuseppe Rossodivita, Capogruppo Lista Bonino Pannella Federalisti Europei
Nei giorni scorsi ho proseguito l’attività ispettiva, prerogativa statutariamente prevista per i Consiglieri Regionali, in merito alla vicenda del famoso, forse famigerato, Protocollo d’Intesa siglato tra Regione, Ares 118, CRI. Ho così chiesto all’Ares 118 di inviarmi la bozza di capitolato da loro predisposta ed inviata alla centrale acquisti della Regione, nonché le informazioni relative ai costi sopportati nel 2011 e nel 2012, sino al mese di maggio, per l’affidamento ai privati del servizio in emergenza sanitaria in sostituzione della CRI (precedente affidataria del servizio). In precedenza avevo già acquisito, non senza difficoltà, dato l’ostruzionismo della Giunta, sia il Protocollo d’intesa siglato il 29 marzo tra Regione, CRI, e Ares 118, sia il Decreto n. 70 del 28/05/2012 con il quale il Commissario ad acta, Presidente Renata Polverini, ha revocato il Decreto 88 del 27.09.2011, nella parte in cui demandava alla centrale Acquisti di svolgere le procedure concorsuali per la selezione del contraente ed ha ratificato il summenzionato Protocollo d’Intesa.
Dalla lettura di questi documenti sorgono spontanee, tra le altre, queste 4 domande:
1) perché nel Decreto n. 70 il Commissario sottoscrive che l’importo a base di gara nella bozza di capitolato predisposto dall’Ares e da questi trasmesso alla Centrale Acquisti è pari a 20.350.000,00 mentre nella bozza da noi acquisita dall’Ares, quale copia trasmessa alla centrale acquisti, la somma indicata quale base d’asta, seppur corretta a penna, è di Euro 19.350.00,00, cioè di 165.000 Euro inferiore a quanto assicurato, senza gara, senza dunque possibilità di ribassi, alla CRI?
2) perché, sempre nel Decreto n. 70 il Commissario sottoscrive che a seguito del venir meno dei rapporti con la CRI nel 2011 l’Ares “è stata costretta a rivolgersi ad operatori privati con conseguente aumento dei costi e senza congruo efficientamento del servizio”, se dalle tabelle a noi inviate da Ares 118 risulta che nel periodo ottobre/dicembre 2011 e nel periodo gennaio/maggio 2012 i costi effettivamente sostenuti per i privati oscillano intorno ad 1 milione di Euro al mese, dunque a poco più di 12 milioni di Euro l’anno, con ciò realizzando notevoli economie rispetto a quanto previsto nel Protocollo con la CRI?
3) perché le esigenze dell’Ares 118, che aveva predisposto un bando con 32 postazioni, vengono stravolte dal Commissario ad acta che con il Protocollo assicura 40 postazioni? E' il Direttore Generale dell’Ares che non conosce quali sono le esigenze del servizio d’emergenza sul territorio, o le 8 postazioni in più previste nel Protocollo d’intesa con la CRI non sono affatto necessarie?
4) perché nel Decreto 70, il commissario sottoscrive - dipingendo un quadro sconfortante circa la capacità dell'Ares 118 di individuare le esigenze che sono a fondamento della sua stessa esistenza - che “considerato nel suo complesso, il servizio offerto dalla Croce Rossa italiana appare economicamente più vantaggioso (ndr., cfr. domanda 1), organizzativamente più completo, territorialmente più capillare e qualitativamente superiore rispetto a quello individuato dal capitolato di gara predisposto dall’Ares 118”, senza trarne le dovute conseguenze, nella veste di presidente della Regione in merito alla permanenza del Direttore Generale dell'Ares nel posto dove lei stessa lo ha nominato?
Personalmente, nonostante il periodo di spending review, non nutro troppe illusioni di avere risposte a questi interrogativi – è ancora inevasa l’interrogazione in materia così come una ulteriore istanza di accesso agli atti inviata alla Giunta – ma è bene per ora che i cittadini sappiano, le risposte, forse, saranno altri a fornirle.
Nei giorni scorsi ho proseguito l’attività ispettiva, prerogativa statutariamente prevista per i Consiglieri Regionali, in merito alla vicenda del famoso, forse famigerato, Protocollo d’Intesa siglato tra Regione, Ares 118, CRI. Ho così chiesto all’Ares 118 di inviarmi la bozza di capitolato da loro predisposta ed inviata alla centrale acquisti della Regione, nonché le informazioni relative ai costi sopportati nel 2011 e nel 2012, sino al mese di maggio, per l’affidamento ai privati del servizio in emergenza sanitaria in sostituzione della CRI (precedente affidataria del servizio). In precedenza avevo già acquisito, non senza difficoltà, dato l’ostruzionismo della Giunta, sia il Protocollo d’intesa siglato il 29 marzo tra Regione, CRI, e Ares 118, sia il Decreto n. 70 del 28/05/2012 con il quale il Commissario ad acta, Presidente Renata Polverini, ha revocato il Decreto 88 del 27.09.2011, nella parte in cui demandava alla centrale Acquisti di svolgere le procedure concorsuali per la selezione del contraente ed ha ratificato il summenzionato Protocollo d’Intesa.
Dalla lettura di questi documenti sorgono spontanee, tra le altre, queste 4 domande:
1) perché nel Decreto n. 70 il Commissario sottoscrive che l’importo a base di gara nella bozza di capitolato predisposto dall’Ares e da questi trasmesso alla Centrale Acquisti è pari a 20.350.000,00 mentre nella bozza da noi acquisita dall’Ares, quale copia trasmessa alla centrale acquisti, la somma indicata quale base d’asta, seppur corretta a penna, è di Euro 19.350.00,00, cioè di 165.000 Euro inferiore a quanto assicurato, senza gara, senza dunque possibilità di ribassi, alla CRI?
2) perché, sempre nel Decreto n. 70 il Commissario sottoscrive che a seguito del venir meno dei rapporti con la CRI nel 2011 l’Ares “è stata costretta a rivolgersi ad operatori privati con conseguente aumento dei costi e senza congruo efficientamento del servizio”, se dalle tabelle a noi inviate da Ares 118 risulta che nel periodo ottobre/dicembre 2011 e nel periodo gennaio/maggio 2012 i costi effettivamente sostenuti per i privati oscillano intorno ad 1 milione di Euro al mese, dunque a poco più di 12 milioni di Euro l’anno, con ciò realizzando notevoli economie rispetto a quanto previsto nel Protocollo con la CRI?
3) perché le esigenze dell’Ares 118, che aveva predisposto un bando con 32 postazioni, vengono stravolte dal Commissario ad acta che con il Protocollo assicura 40 postazioni? E' il Direttore Generale dell’Ares che non conosce quali sono le esigenze del servizio d’emergenza sul territorio, o le 8 postazioni in più previste nel Protocollo d’intesa con la CRI non sono affatto necessarie?
4) perché nel Decreto 70, il commissario sottoscrive - dipingendo un quadro sconfortante circa la capacità dell'Ares 118 di individuare le esigenze che sono a fondamento della sua stessa esistenza - che “considerato nel suo complesso, il servizio offerto dalla Croce Rossa italiana appare economicamente più vantaggioso (ndr., cfr. domanda 1), organizzativamente più completo, territorialmente più capillare e qualitativamente superiore rispetto a quello individuato dal capitolato di gara predisposto dall’Ares 118”, senza trarne le dovute conseguenze, nella veste di presidente della Regione in merito alla permanenza del Direttore Generale dell'Ares nel posto dove lei stessa lo ha nominato?
Personalmente, nonostante il periodo di spending review, non nutro troppe illusioni di avere risposte a questi interrogativi – è ancora inevasa l’interrogazione in materia così come una ulteriore istanza di accesso agli atti inviata alla Giunta – ma è bene per ora che i cittadini sappiano, le risposte, forse, saranno altri a fornirle.
Metro B1, Rossodivita: scelte vecchie, sbagliate e costosissime. La parola torni ai cittadini
Dichiarazione del Consigliere regionale Giuseppe Rossodivita, Capogruppo Lista Bonino Pannella Federalisti Europei
3,9 km, 3 fermate, 7 anni di lavori, 733 milioni di euro, 188 milioni di euro a km, treni sporchi ed indecenti, stop a ripetizione a pochi giorni dall’avvio del servizio sono le cifre di un fallimento circa il modo di pensare e realizzare il trasporto urbano in una città come Roma. Più che di una grande opera per migliorare il trasporto urbano parliamo di un grande affare.
D’ora in poi su temi quali quelli del trasporto pubblico locale occorre ridare la parola ai cittadini, per questo, come Gruppo Consiliare alla Regione Lazio, abbiamo aderito al “Comitato Roma si muove” che propone otto referendum, tra cui, importantissimi, quelli che riguardano le scelte in tema di trasporto pubblico.
3,9 km, 3 fermate, 7 anni di lavori, 733 milioni di euro, 188 milioni di euro a km, treni sporchi ed indecenti, stop a ripetizione a pochi giorni dall’avvio del servizio sono le cifre di un fallimento circa il modo di pensare e realizzare il trasporto urbano in una città come Roma. Più che di una grande opera per migliorare il trasporto urbano parliamo di un grande affare.
D’ora in poi su temi quali quelli del trasporto pubblico locale occorre ridare la parola ai cittadini, per questo, come Gruppo Consiliare alla Regione Lazio, abbiamo aderito al “Comitato Roma si muove” che propone otto referendum, tra cui, importantissimi, quelli che riguardano le scelte in tema di trasporto pubblico.
mercoledì 4 luglio 2012
Arriva l'estate a rischio il servizio dell'IVG del Lazio
Dopo le denunce dell'Associazione Luca Coscioni e dell'Aied, anche
dopo il "dossier Lazio" elaborato dalla Laiga, la Polverini tace. Il
gruppo Radicale della Lista Bonino Pannella incalza la Giunta regionale
del Lazio con una serie di questioni urgenti, proposte in un'interrogazione.
Dichiarazione dei consiglieri Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo, consiglieri regionali della Lista Bonino Federalisti Europei:
91,3% è la percentuale effettiva dei ginecologi ospedalieri obiettori di coscienza del Lazio, grazie ai dati forniti dalla LAIGA - Libera Associazione Italiana dei Ginecologi per l'applicazione della legge 194/78 - è così emerso che nella Regione Lazio la situazione reale è ben più grave di quanto riportato nella relazione annuale presentata in Parlamento dal Ministro della Salute e dai dati in possesso dell Azienda sanità Pubblica della Regione Lazio. Nove centri pubblici non eseguono l'interruzione volontaria della gravidanza; nelle provincie di Frosinone, Rieti e Viterbo non è possibile eseguire aborti terapeutici costringendo le donne ivi residenti alla triste migrazione verso i pochi centri della capitale, sempre più congestionati.
Dichiara a tal proposito Filomena Gallo, segretaria dell'Associazione Luca Coscioni: "c'è il rischio della concreta possibilità in un prossimo futuro di non riuscire a garantire quanto previsto dalla legge, ciò in considerazione anche al dato dell’età media dei medici non obiettori, molti dei quali sono alla soglia della pensione e non verranno rimpiazzati da nuovi ginecologi non solo per il blocco del turn over ma anche per la totale assenza di formazione professionale, sia sul piano pratico che scientifico. La situazione vivrà un ulteriore peggioramento nell’immediato in considerazione dell’arrivo del periodo estivo che vedrà molti degli ospedali, che attualmente forniscono il servizio, ridurre la propria attività.
"Come consiglieri Radicali della Lista Bonino Pannella Federalisti europei - concludono Rossodivita e Berardo - abbiamo raccolto in una interrogazione ed una mozione i segnali d'allarme emersi dal dossier della LAIGA e le valutazioni di carattere giuridico elaborate dall'Associazione Luca Coscioni e dall' AIED, consapevoli che alla Giunta regionale spetta l'onere di adottare ogni misura idonea a garantire la piena efficienza del servizio pubblico di interruzione volontaria della gravidanza come previsto dall’art. 9, comma 5 della legge n.194 del 1978.
Negli atti richiamati abbiamo elencato alcune delle misure idonee, a legislazione invariata, in grado di contenere il pericolo che sia sempre più pregiudicato il diritto delle donne di interrompere la gravidanza nei tempi e con le modalità previste dalla legge vigente. Alla Presidente Polverini, ad oggi silente rispetto alle sollecitazioni delle associazioni richiamate, abbiamo formalmente richiesto fra le altre cose:
se non ritenga opportuno incontrare in tempi brevissimi i rappresentanti delle associazioni richiamate in premessa per avere piena cognizione dei dati e delle proposte elaborate; se abbia intenzione di agire legalmente nei confronti delle direzioni sanitarie delle strutture inadempienti; se intenda operare affinché le strutture sanitarie bandiscano concorsi riservati a medici non obiettori per la gestione dei servizi di IVG; se intenda promuovere l’utilizzo dei medici “gettonati” per sopperire nell'immediato alle carenze dei medici non obiettori".
Dichiarazione dei consiglieri Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo, consiglieri regionali della Lista Bonino Federalisti Europei:
91,3% è la percentuale effettiva dei ginecologi ospedalieri obiettori di coscienza del Lazio, grazie ai dati forniti dalla LAIGA - Libera Associazione Italiana dei Ginecologi per l'applicazione della legge 194/78 - è così emerso che nella Regione Lazio la situazione reale è ben più grave di quanto riportato nella relazione annuale presentata in Parlamento dal Ministro della Salute e dai dati in possesso dell Azienda sanità Pubblica della Regione Lazio. Nove centri pubblici non eseguono l'interruzione volontaria della gravidanza; nelle provincie di Frosinone, Rieti e Viterbo non è possibile eseguire aborti terapeutici costringendo le donne ivi residenti alla triste migrazione verso i pochi centri della capitale, sempre più congestionati.
Dichiara a tal proposito Filomena Gallo, segretaria dell'Associazione Luca Coscioni: "c'è il rischio della concreta possibilità in un prossimo futuro di non riuscire a garantire quanto previsto dalla legge, ciò in considerazione anche al dato dell’età media dei medici non obiettori, molti dei quali sono alla soglia della pensione e non verranno rimpiazzati da nuovi ginecologi non solo per il blocco del turn over ma anche per la totale assenza di formazione professionale, sia sul piano pratico che scientifico. La situazione vivrà un ulteriore peggioramento nell’immediato in considerazione dell’arrivo del periodo estivo che vedrà molti degli ospedali, che attualmente forniscono il servizio, ridurre la propria attività.
"Come consiglieri Radicali della Lista Bonino Pannella Federalisti europei - concludono Rossodivita e Berardo - abbiamo raccolto in una interrogazione ed una mozione i segnali d'allarme emersi dal dossier della LAIGA e le valutazioni di carattere giuridico elaborate dall'Associazione Luca Coscioni e dall' AIED, consapevoli che alla Giunta regionale spetta l'onere di adottare ogni misura idonea a garantire la piena efficienza del servizio pubblico di interruzione volontaria della gravidanza come previsto dall’art. 9, comma 5 della legge n.194 del 1978.
Negli atti richiamati abbiamo elencato alcune delle misure idonee, a legislazione invariata, in grado di contenere il pericolo che sia sempre più pregiudicato il diritto delle donne di interrompere la gravidanza nei tempi e con le modalità previste dalla legge vigente. Alla Presidente Polverini, ad oggi silente rispetto alle sollecitazioni delle associazioni richiamate, abbiamo formalmente richiesto fra le altre cose:
se non ritenga opportuno incontrare in tempi brevissimi i rappresentanti delle associazioni richiamate in premessa per avere piena cognizione dei dati e delle proposte elaborate; se abbia intenzione di agire legalmente nei confronti delle direzioni sanitarie delle strutture inadempienti; se intenda operare affinché le strutture sanitarie bandiscano concorsi riservati a medici non obiettori per la gestione dei servizi di IVG; se intenda promuovere l’utilizzo dei medici “gettonati” per sopperire nell'immediato alle carenze dei medici non obiettori".
lunedì 2 luglio 2012
Gli stipendi dei dirigenti regionali e i costi della politica
Dal sito ufficiale del Consiglio regionale del Lazio: "il gruppo
consiliare de La Destra e quello della Lista Bonino - Pannella
Federalisti europei avevano annunciato alcuni emendamenti abbastanza
simili tra loro, volti a porre limiti ai costi della politica, agli
stipendi dell'alta dirigenza regionale e alle consulenze esterne.
"Quando arrivai nella stanza in cui oggi c'è la presidente Polverini -
ha ricordato nell'Aula consiliare l'ex governatore e attuale capogruppo
de La Destra, Francesco Storace - dissi all'allora più alto dirigente
della Regione: 'Senti, mi devi preparare una legge - allora c'erano le
lire - in cui ci sia scritto che nessuno può guadagnare mille lire più
del Presidente della Regione'. Risultato: prepararono la legge. Il testo
diceva: 'Il Presidente guadagna un euro più del più alto stipendio
della Regione'.". Durante la discussione generale sull'assestamento,
Storace aveva parlato anche della necessità di ridurre o eliminare
determinati emolumenti degli stessi consiglieri regionali, come
l'indennità chilometrica per venire alla Pisana da Roma e la
liquidazione.
Poi, però, gli unici emendamenti non ritirati e quindi discussi in tema di costi della politica sono stati soltanto quelli dei consiglieri Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo della Lista Bonino - Pannella Federalisti europei. I consiglieri radicali si sono visti respingere tutti i loro emendamenti "finalizzati a tagliare, a tagliare delle spese che sono sicuramente superflue, a tagliare in relazione a soggetti che non subiranno drammi, non subiranno tragedie, mentre invece le risorse risparmiate potrebbero andare a rifinanziare la legge sul reddito minimo garantito per disoccupati e precari", come aveva spiegato Rossodivita durante la discussione generale. Quindi, respinta l'abolizione delle tre commissioni consiliari speciali, respinta l'abolizione dei vitalizi agli assessori esterni della Giunta Polverini, e respinto il taglio delle autoblu.
"Una banalità, un atto di un secondo", secondo Rossodivita, "potrebbe cambiare la vita di migliaia di persone. Con i tagli alle consulenze fatte agli amici, con i tagli degli stipendi dei dirigenti regionali, potrebbe essere rifinanziato il reddito minimo garantito. Abbiamo proposto, e non si vede il perché debba essere diversamente, che i dirigenti regionali non possano guadagnare più dell'80 per cento dello stipendio del presidente della Regione. Banale! - ha concluso il consigliere radicale - Nessun dirigente regionale morirebbe di fame e qualche soldo potrebbe essere speso meglio.". Emendamento respinto."
TESTO INTEGRALE PAGINA WEB SITO CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO
Poi, però, gli unici emendamenti non ritirati e quindi discussi in tema di costi della politica sono stati soltanto quelli dei consiglieri Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo della Lista Bonino - Pannella Federalisti europei. I consiglieri radicali si sono visti respingere tutti i loro emendamenti "finalizzati a tagliare, a tagliare delle spese che sono sicuramente superflue, a tagliare in relazione a soggetti che non subiranno drammi, non subiranno tragedie, mentre invece le risorse risparmiate potrebbero andare a rifinanziare la legge sul reddito minimo garantito per disoccupati e precari", come aveva spiegato Rossodivita durante la discussione generale. Quindi, respinta l'abolizione delle tre commissioni consiliari speciali, respinta l'abolizione dei vitalizi agli assessori esterni della Giunta Polverini, e respinto il taglio delle autoblu.
"Una banalità, un atto di un secondo", secondo Rossodivita, "potrebbe cambiare la vita di migliaia di persone. Con i tagli alle consulenze fatte agli amici, con i tagli degli stipendi dei dirigenti regionali, potrebbe essere rifinanziato il reddito minimo garantito. Abbiamo proposto, e non si vede il perché debba essere diversamente, che i dirigenti regionali non possano guadagnare più dell'80 per cento dello stipendio del presidente della Regione. Banale! - ha concluso il consigliere radicale - Nessun dirigente regionale morirebbe di fame e qualche soldo potrebbe essere speso meglio.". Emendamento respinto."
TESTO INTEGRALE PAGINA WEB SITO CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO
Regione Lazio, solito assestamento di bilancio da prima e seconda repubblica: cencelliano e sprecone
Dichiarazione dei Consiglieri regionali Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo, Lista Bonino Pannella Federalisti Europei
La sessione per l’assestamento di bilancio si è caratterizzata, al solito, nell’essere un momento di contrapposizione di interessi tutto interno alla maggioranza, un luogo in cui, nelle lunghissime pause dei lavori della Commissione bilancio e spesso anche dell’aula, si chiariscono, non senza momenti di vera tensione tra l’Assessore Cetica e il Presidente del Consiglio Abbruzzese, rapporti di forza e sfere di influenza delle varie correnti e dei vari “reucci delle preferenze” allocando, le poche risorse regionali disponibili, con una “cencelliana” perizia. Come Gruppo Radicale della Lista Bonino-Pannella Federalisti Europei, prendiamo atto che la giunta ha espresso parere contrario - sostenuta pedissequamente dalla maggioranza del Pdl, La Destra, Lista Polverini, Udc - ai nostri, pochi, mirati e ragionevoli emendamenti volti a tagliare le spese retaggio di vecchi privilegi della “partitoburocrazia”.
Avevamo proposto il taglio delle commissioni speciali, delle spese per consulenze esterne, delle auto blu, dei maxi stipendi di cui godono ancora alcuni dirigenti della Regione Lazio , degli oneri di urbanizzazione devoluti agli enti religiosi, del vitalizio per gli assessori esterni, circostanza quest’ultima che rappresenta una assoluta primizia voluta dalla Giunta Polverini. La bocciatura odierna da parte di questa maggioranza non ci scoraggia affatto perché quanto proposto lo reitereremo in ogni occasione utile.
Ci rimane però del rammarico al pensiero che le risorse risparmiate sarebbero potute essere, come da noi proposto, destinate a ben più nobili e urgenti finalità che quelle di continuare a pascere quella “partitoburocrazia” che, a differenza di tanti, denunciamo da sessant’anni.
La sessione per l’assestamento di bilancio si è caratterizzata, al solito, nell’essere un momento di contrapposizione di interessi tutto interno alla maggioranza, un luogo in cui, nelle lunghissime pause dei lavori della Commissione bilancio e spesso anche dell’aula, si chiariscono, non senza momenti di vera tensione tra l’Assessore Cetica e il Presidente del Consiglio Abbruzzese, rapporti di forza e sfere di influenza delle varie correnti e dei vari “reucci delle preferenze” allocando, le poche risorse regionali disponibili, con una “cencelliana” perizia. Come Gruppo Radicale della Lista Bonino-Pannella Federalisti Europei, prendiamo atto che la giunta ha espresso parere contrario - sostenuta pedissequamente dalla maggioranza del Pdl, La Destra, Lista Polverini, Udc - ai nostri, pochi, mirati e ragionevoli emendamenti volti a tagliare le spese retaggio di vecchi privilegi della “partitoburocrazia”.
Avevamo proposto il taglio delle commissioni speciali, delle spese per consulenze esterne, delle auto blu, dei maxi stipendi di cui godono ancora alcuni dirigenti della Regione Lazio , degli oneri di urbanizzazione devoluti agli enti religiosi, del vitalizio per gli assessori esterni, circostanza quest’ultima che rappresenta una assoluta primizia voluta dalla Giunta Polverini. La bocciatura odierna da parte di questa maggioranza non ci scoraggia affatto perché quanto proposto lo reitereremo in ogni occasione utile.
Ci rimane però del rammarico al pensiero che le risorse risparmiate sarebbero potute essere, come da noi proposto, destinate a ben più nobili e urgenti finalità che quelle di continuare a pascere quella “partitoburocrazia” che, a differenza di tanti, denunciamo da sessant’anni.
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