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venerdì 28 settembre 2012

Regione Lazio: "Un sistema dove i controllori sono nominati dai controllati"

Giuseppe Rossodivita, consigliere regionale e capogruppo dei Radicali-lista Bonino-Pannella, possiamo fare una chiacchierata sullo sfacelo in atto a via della Pisana?

“Certamente”.

Bene. E allora, davanti a questo sfacelo credo che in molti si siano pentiti di non aver votato Emma Bonino. E forse più a Sinistra che nel CentroDestra…

“I cittadini onesti sì, loro si sono pentiti di non aver votato Emma Bonino... ma non certo il sistema partitocratico consolidatosi nel tempo. Come Radicali abbiamo da sempre posto il tema della trasparenza e della possibilità di conoscenza per tutti i cittadini dell’intero mondo politico e amministrativo, delle Amministrazioni pubbliche e delle Istituzioni. Se fosse stato garantito non saremmo arrivati a tanto e non saremmo, come Regione e come Paese, ciclicamente al centro di scandali che determinano scoramento e anti-politica, lasciando ulteriormente nelle mani di pochi - sempre i soliti! - la prosecuzione di tale gestione. La conoscibilità di tutto ciò che interessa l’Amministrazione pubblica, in senso lato, oltre a consentire un controllo diffuso avrebbe, se non altro, una funzione di deterrente rispetto a tanti sprechi effettuati con troppa disinvoltura a danno delle casse pubbliche”.

Parliamo di Renata Polverini: a lei si imputa soprattutto la colpa ‘in vigilando’. Ammesso che la si possa accusare del ‘non poteva non sapere’, non ritiene che dimettersi da Governatrice le avrebbe dato prestigio e onore? Nel senso che avrebbe potuto addossarsi responsabilità non proprie… e magari tornare davanti agli elettori proclamando il merito di essersi ‘immolata’.

“Diciamo che questo gioco avrebbe funzionato se i media, come troppo spesso accade, avessero avvalorato questo suo tentativo di costruirsi e ricostruirsi un’immagine “pulita” e da vittima di un sistema al quale lei non apparterrebbe, ma se l’informazione fosse completa ed obiettiva tutti saprebbero che lei non poteva non sapere. Infatti, tutto passa dal Bilancio della Regione, non solo i costi che si continuano a definire “della politica” e che invece sono per lo più costi e sprechi della partitocrazia, ma anche tutte le nomine e le erogazioni per le innumerevoli società, enti, agenzie regionali che in buona parte rappresentano uffici di collocamento per raccomandati e allocazione nei posti di comando per politici . Le funzioni di tali Enti sono in alcuni casi estranei alle competenze proprie della Regione, o sovrapponibili alle funzioni assegnate ad altro ente. Molto, troppo spesso spese che si lasciano intendere proprie dell’istituzione regionale rappresentano invece la promozione di singoli esponenti della Giunta regionale.
La lista sarebbe lunga, basta forse un esempio su tutti: come può funzionare un sistema dove i controllori sono nominati dai controllati? E, nello specifico di quello su cui in queste ore si sta concentrando l’attenzione, voglio ricordare che tutti i nostri emendamenti - quando ci è stato consentito di illustrarli e votarli, perché spesso questo viene anche impedito! - che proponevano tagli o che volevano impedire l’istituzione di nuove commissioni consiliari speciali, hanno sempre avuto il parere negativo della Giunta regionale per bocca dell’assessore al Bilancio, Stefano Cetica”.


Onorevole: i comportamenti dell’azzurro Fiorito fanno supporre che in Consiglio Regionale non ci fosse tempo per pensare a cose più serie, ad esempio il ciclo dei rifiuti solidi urbani di Roma e della discarica di Malagrotta. E magari sarà anche per questa ragione che sulla vicenda ci sono state confusioni e sviste, alcune di paternità proprio regionale.

 “Sui comportamenti di Fiorito sta indagando la magistratura e ci auguriamo che si arrivi presto alla conclusione delle indagini. Certo è che l’erogazione a pioggia di fondi che, di fatto, non sono soggetti a controlli sull’utilizzo, lascia ampio spazio a chi non ha l’onesta e il senso civico del ruolo e delle responsabilità che assume con l’elezione, a usi impropri. Abbiamo depositato la proposta di legge per l’istituzione della “Anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati della Regione Lazio. Disposizioni sulla trasparenza e l’accessibilità alle informazioni” il 3 giugno 2010 ma solo ad aprile 2012 la XII Commissione ha istituito una sottocommissione di lavoro per arrivare a un testo unificato con la proposta di legge presentata della maggioranza. Il lavoro è terminato lo scorso 17 maggio: ma da allora non è più stata iscritta all’ordine del giorno. Informalmente abbiamo saputo che l’ostacolo principale era proprio rappresentato dalla pubblicità alla rendicontazione delle spese dei consiglieri e dei gruppi consiliari.
Non c’è dubbio che l’attività istituzionale è stata scarsa…
 A un anno dall’inizio della legislatura abbiamo denunciato la scarsità della produttività, realizzando e fornendo la fotografia di quello che era stato fatto, di quanto aveva fatto l’Aula e quanto le Commissioni, cosa che sarebbe costantemente sotto gli occhi di tutti se solo quell’anagrafe che invochiamo ci fosse. Lei cita la questione dei rifiuti: ma le sembra normale che amministratori quali sono i Sindaci e i Presidenti di Regione, nel tempo e non solo nel Lazio, preferiscano invocare un Commissario anziché assumere le decisioni solo per poter recitare la parte di stare con tutti i cittadini, senza scontentare quelli della zona interessata, contro le decisioni di un Commissario che pure è costretto a prendere. Esistono delibere di Municipi, del Comune e anche del Consiglio Regionale volte a negare il consenso alla apertura di discariche in una zona o nell’altra; trascorrono gli anni senza che si attivi veramente tutto il ciclo dei rifiuti che, se correttamente funzionante, non solo limiterebbe al minimo i disagi, ma creerebbe anche vantaggi economici”.

Duplici le colpe della ‘cattiva’ politica: la generalizzazione accompagnata dallo slogan ‘tutti sono uguali’ e i fenomeni di rivalsa come i ‘Grillini’. Insomma: la politica che uccide se stessa.

“L’ho già detto: ciò è possibile perché i cittadini non sanno veramente quello che succede. Se lo sapessero, non accadrebbe”.

E’ pur vero, d’altro canto, che in democrazia vince che ottiene più voti. Ma come e dove può un partito trovare la forza per rinunciare, ad esempio, ai 10-20-30mila voti che un personaggio (anche discutibile) può portare in dote?


 “Far credere che per garantire la democrazia occorre lo strumento delle preferenze è un altro modo per alimentare questo sistema. Noi consiglieri Radicali veniamo spesso derisi perché abbiamo raccolto poche centinaia di preferenze: ebbene, ne andiamo orgogliosi! Sono frutto di stima personale e della storia del movimento di cui siamo espressione, non certo di favori comprati in cambio del voto”.

Sarebbe ben triste se alla fine - davanti all’evidenza di quanti cadono in tentazione - si dovesse affermare che solo i ricchi possano e debbano far politica. Una sconfitta colossale per la politica, la società e il Paese!

“Infatti: per questo teniamo sempre a sottolineare la differenza tra i costi della politica e quelli della partitocrazia. La politica ha dei costi ed è giusto contemplarli, dai servizi che vanno garantiti agli emolumenti per gli eletti. Quello che non è tollerabile è l’eccesso, i privilegi e le ruberie più o meno lecite”.

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Alfonso Palumbo