Un modo per evitare il caso Fiorito alla Regione Lazio, in fondo, c’era. Si chiama Anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati:
una campagna che «dal 2008 ha visto i Radicali come unici
protagonisti», racconta Mario Staderini. L’obiettivo è quello di mettere
in rete i patrimoni dei politici e i bilanci dei gruppi – parlamentari e
consiliari – assicurando così una trasparenza che, evidentemente, non è
oggi realtà.
«Da una parte garantisce la trasparenza e
conoscenza dei patrimoni degli eletti e dei nominati: le loro
partecipazioni azionarie, ad esempio, che sono elemento fondamentale per
valutarne eventuali conflitti di interesse», spiega il segretario dei Radicali.
Trasparenza, quindi, anche su come questi patrimoni cambiano, e «se le dichiarazioni dei redditi crescono o non crescono durante dell’attività politica». Tanto per intendersi: «Se Scajola avesse dovuto pubblicare on line il suo patrimonio immobiliare, ivi compresa la casa al Colosseo acquistata per quella cifra ridicola, i cittadini lo avrebbero saputo». Altro che «insaputa».
In città come Roma, Milano, Torino, Napoli
e in regioni come la Puglia e la Campania l’anagrafe è, almeno sulla
carta, già stata approvata. «Sono centinaia ormai gli enti locali che in
questi quattro anni l’hanno già approvata», racconta il segretario dei
Radicali. Una campagna portata avanti attraverso l’iniziativa diretta e
la raccolta firme dei cittadini. «Il problema oggi è attuarla. Le regole esistono ma accade che i singoli politici non le rispettino». Accade a Roma, ad esempio.
E
a livello nazionale? La Camera ha deciso che poteva esserci anagrafe
solo su base volontaria, e ad oggi il 36% dei parlamentari ha messo on
line i propri redditi. Lo hanno fatto Emma Bonino, Pier Luigi Bersani,
Pier Ferdinando Casini, Renato Brunetta. La deputata radicale Rita
Bernardini non mancherà di tornare presto alla carica per calendarizzare
finalmente la proposta di legge per l’Anagrafe, dopo quattro anni di
battaglia e il cordiale silenzio del resto della politica.
E nel Lazio? Con l’anagrafe – che in Regione non è legge – «non ci sarebbe stato nessun caso Fiorito», dice amaro il consigliere regionale Giuseppe Rossodivita. «Diversa
sarebbe stata la possibilità di controllo da parte dell’opinione
pubblica e l’agire di chi deve rendere conto di come gestisce i soldi».
Il
primo atto dei Radicali nel 2010, a giunta insediata, è stato proprio
presentare una proposta di legge per l’anagrafe degli eletti e dei
nominati. Primo firmatario Rocco Berardo e tutti i capigruppo dell’opposizione. Ma la proposta «non è mai stata calendarizzata in aula». Anzi: «Sta
nel cassetto da due anni e mezzo, quasi tre. Abbiamo più volte posto
all’attenzione della capigruppo la necessità di calendarizzarla.
Sollecitato per iscritto l’ufficio di presidenza e non siamo mai
riusciti a ottenere nulla».
Anche nel Lazio si è allora attivata la «dichiarazione volontaria» e sono stati pubblicati i dati del gruppo consiliare radicale. Dopo gli scandali di questi ultimi tempi, anche PD e Sel hanno messo on line i loro bilanci.
È questa la grande accusa fatta a Renata Polverini. «Nella
sceneggiata melodrammatica dell’altro giorno non ha posto il problema
della trasparenza. Quello che ha proposto è il minimo indispensabile per
lavarsi la faccia, ma non il minimo indispensabile per riformare il
sistema che sta emergendo».
Non solo: nel corso della famosa seduta «è
stato proposto un testo sottoscritto da tutti i gruppi di opposizione,
sintesi delle alternative dove le opposizioni indicavano la necessità di
fare maggiori tagli – alle spese della giunta, ad esempio– e
l’approvazione dell’anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati».
Risultato: «Respinta in aula dalla maggioranza su indicazione della stessa Polverini».
Intanto
sono arrivate in queste ore le «dimissioni irrevocabili» del capogruppo
del partito in Regione, Francesco Battistoni, giunte dopo un faccia a
faccia con Angelino Alfano.
La stessa Polverini è data da più
parti come in procinto di dimettersi dopo l’approvazione della «spending
review» proposta alla Regione per rispondere allo scandalo (Franco
Fiorito indagato per case intestate e fondi prelevati – sospettano gli
inquirenti – dalle casse del gruppo Pdl nel Lazio). Nonostante le
resistenze di Silvio Berlusconi e le smentite della stessa governatrice.
http://pubblicogiornale.it/politica/fiorito-scajola-radicali-battistoni/ del 20.09.2012